Il Teatro Costanzi, meglio conosciuto come Teatro dell’Opera, sta vivendo ore drammatiche. Un accesissimo confronto che vede come protagonisti i principali sindacati da una parte e le istituzioni capitoline, rappresentate dal sindaco Marino, dall’altra. Una situazione che potrebbe concludersi nel peggiore dei modi. Giovedì 27 febbraio è in programma la prima della “Manon Lescaut” di Puccini che dovrebbe essere diretta dall’illustre direttore d’orchestra Riccardo Muti e a cui dovrebbe partecipare il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
L’uso del condizionale presente in questo caso è d’obbligo vista la conferma di un possibile sciopero che, già in questi giorni, aveva innescato la bomba ad orologeria che rischia di scoppiare da un momento all’altro. La notizia è stata confermata e annunciata nella conferenza stampa conclusasi poche ore fa nel Centro Congressi Cavour dove i rappresentanti dei sindacati Fials-Cisal, insieme a quelli di Cgil-Slc e di Libersind-Confsal, indossando una maglietta con su scritto “I love Riccardo Muti”, hanno minacciato di boicottare l’evento accusando il sindaco di Roma di tenere un comportamento assolutamente inadeguato di fronte ai gravi problemi economici che stanno affogando il teatro.
La miccia è stata ufficialmente accesa dalle odierne dichiarazioni del sindaco Marino che ha annunciato di mettere in liquidazione il teatro nell’assurda, ma quasi ufficiale, ipotesi che lo spettacolo di giovedì salti. Oggetto della discussione sono i 16 milioni di euro di buco economico che l’istituzione dovrebbe sborsare ma che non è minimamente intenzionata a farlo, appellandosi alla delicata situazione in cui sta vivendo la città di Roma che, secondo il Campidoglio, necessita di aiuti per la risoluzione di altri problemi definiti più importanti. Viene inoltre contestata dai sindacati la gestione di Carlo Fuortes, ritenuto l’uomo sbagliato nel posto sbagliato. E pensare che proprio lui era stato scelto per “il rilancio di una delle più importanti istituzioni culturali della città e del Paese”.
Marino ha voluto precisare che secondo lui “serve un atto di responsabilità da parte di tutti. In un momento di gravissima crisi economica, con 50mila famiglie a rischio abitativo e il 40% di disoccupazione giovanile nella nostra città, Roma proprio per il suo impegno del settore della cultura ha deciso di impegnare 16 milioni e mezzo di euro. Si tratta di una cifra molto grande se paragonata a quella di altri teatri lirici italiani ma lo facciamo proprio perché ci teniamo all’eccellenza. Se di fronte a tutto questo continua un clima di conflittualità io rimango perplesso e non comprendo”. Il sindaco ha meno di ventiquattro ore di tempo per porre rimedio ad una situazione che potrebbe sfociare in una realtà da cui non è più possibile tornare indietro