Sarebbe bello se per una volta vincessero i cittadini. Perché la battaglia per il Bar della Pace ha anche questa valenza. Forse questa volta vinciamo noi. E a quanto pare le petizioni e i tweet, che hanno avuto davvero una risonanza internazionale finendo addirittura sul Guardian, si sono fatti sentire. E così la curia non ha potuto mettere le mani sullo storico locale di Piazza della Pace, no?
Esultano un po’ tutti e tutte le forze politiche locali. “Il pericolo che il Caffè della Pace chiuda i battenti dopo più di sessant’anni di attività sembra essere scongiurato”, dichiara in una nota la senatrice del Pd Daniela Valentini, che aggiunge: “quindi il valore storico e culturale del caffè della Pace sarà preservato”.
“Sarebbe una bella notizia per la nostra città e un’ottima azione di buona politica bipartisan se veramente fosse scongiurata la chiusura dello storico Caffè della Pace”, dice invece Luca Aubert, capogruppo Ncd al I Municipio che usa il condizionale.
Infatti la questione non sarebbe risolta definitivamente. “Al confortante annuncio del Rettore dell’Istituto Teutonico Pontificio Santa Maria dell’Anima, che garantisce: sarà garantita la destinazione dei locali in ragione del riconosciuto valore storico dell’attività commerciale’, dovrà seguire l’immediato rinnovo di contratto alla titolare del Caffè signora Daniela Serafini, perché si possa davvero dire che l’Antico caffè della Pace sia salvo”, dichiara il presidente dell’Associazione Botteghe Storiche e di Cna Roma Città, StoricaGiulio Anticoli.
“Ricordo che la signora Serafini è proprietaria del marchio registrato e delle stigliature del locale – prosegue Anticoli- è dunque indispensabile che rimanga lei alla conduzione dell’attività, per evitare che la destinazione d’uso venga conservata con un qualsiasi ed anonimo bar, con stigliature moderne e un nome che possa solo lontanamente ricordare la parola Pace. I tempi per gridare vittoria sono purtroppo ancora lontani, proseguiremo la nostra battaglia fino a quando Roma avrà la garanzia di conservare il suo salotto”.
Sulla stessa linea Fabio Mina, presidente della Lupe Roma, che dice: “Assistiamo un po’ stupiti alle dichiarazioni che in queste ore si susseguono da parte di politici che gridano alla vittoria perché il Caffè della Pace è salvo. Ci chiediamo, come fa ad essere salvo il locale se non si blocca lo sfratto in atto della famiglia Serafini che lo gestisce e che è proprietaria del marchio? Se Daniela Serafini andrà via il locale è destinato a chiudere e, dalle dichiarazioni della proprietà fatte ieri al Prefetto, non sembra affatto scongiurato questo pericolo. Sarebbe bene, dunque, che la battaglia per salvare il Caffè fosse legata a quella per bloccare lo sfratto oppure è bene non esporsi troppo a cantar vittoria”.