Di Bruno Cortona – Mentre nel day-after delle elezioni europee si contano i voti e l’Italia si divide tra vincitori e vinti (più vinti che vincitori), dall’altra parte del mondo un uomo ha cambiato un intero paese. Quest’uomo è Pepe Mujica, il presidente dell’Uruguay.
Josè Alberto “Pepe” Mujica Cordano è un ex guerrigliero dei Tupamaros, ed è di origini italiane, la mamma era infatti di un paesino in provincia di Genova. Pepe dopo una vita a combattere la dittatura è stato eletto prima deputato, poi senatore, infine “Ministro dell’Allevamento, dell’Agricoltura e della Pesca”. Nel 2009, dopo il ballottaggio, ha vinto le elezioni presidenziali e da quattro anni governa il paese amato dai poveri e odiato dai ricchi capitalisti, dalla mafia, dai narcotrafficanti.
Dal 1 marzo 2010, giorno del suo insediamento alla guida del paese, l’Uruguay è cambiato, e Mujica è diventato il simbolo della buona politica, della politica che va incontro al cittadino, ai poveri, alla modernità. Grazie alle sue scelte liberali è riuscito a risanare il paese, diventando un leader di statura mondiale.
In un mondo in cui la classe dirigente è famelica e corrotta, in cui le persone si scannano per l’accumulo di beni materiali, lui, Presidente dell’Uruguay, si trattiene solo 485 dollari dello stipendio per vivere e destina gli altri 7500 alla beneficenza. Vive di poco in una vecchia fattoria senza neppure l’acqua corrente, ma solo l’acqua del pozzo. È vegetariano, è sposato, ha un cane. Se non fosse per due guardie del corpo all’ingresso della proprietà, nessuno potrebbe immaginare che lì ci vive il presidente della nazione. Alla BBC ha dichiarato “Mi chiamano il presidente più povero, ma io non mi sento povero. I poveri sono coloro che lavorano solo per cercare di mantenere uno stile di vita costoso, e vogliono sempre di più. E’ una questione di libertà. Se non si dispone di molti beni allora non c’è bisogno di lavorare per tutta la vita come uno schiavo per sostenerli, e si ha più tempo per se stessi”. Il suo passato nella sinistra dei Tupamaros, un famoso gruppo di combattenti che si ispirava negli anni sessanta-settanta del secolo scorso alla rivoluzione cubana, lo ha fatto vivere nel popolo e per il popolo, per questo adesso sa come andargli incontro. Per la sua fede (e per il popolo) ha trascorso 14 anni in carcere e ricevuto ben 6 ferite da arma da fuoco.
In quattro anni di governo Mujica ha fatto dell’Uruguay l’unico paese dell’America Latina, insieme a Cuba, a legalizzare l’aborto per le donne. L’unico, insieme all’Argentina, a legalizzare i matrimoni tra persone dello stesso sesso. Sotto la sua guida il parlamento dell’Uruguay è stato il primo al mondo a legalizzare la produzione, la vendita e il consumo di marijuana per uso ricreativo. In questo modo non solo ha risanato le casse dello stato, ma ha dato un colpo durissimo al narcotraffico che prima la faceva da padrone sui tossicodipendenti. La disoccupazione in Uruguay scende di anno in anno, i poveri diminuiscono grazie alla ridistribuzione della ricchezza tramite i servizi sociali, la felicità (quella vera) aumenta.
Mujica ha pronunciato a braccio alla Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile Rio+20, il 21 giugno 2012, un discorso rivoluzionario in cui ha denunciato l’assurdità del mondo in cui viviamo. Questi alcuni passi del suo discorso: “Veniamo alla luce per essere felici. Perché la vita è corta e se ne va via rapidamente. E nessun bene vale come la vita, questo è elementare. Ma se la vita mi scappa via, lavorando e lavorando per consumare un plus e la società di consumo è il motore, perché, in definitiva, se si paralizza il consumo, si ferma l’economia, e se si ferma l’economia, appare il fantasma del ristagno per ognuno di noi. Ma questo iper consumo è lo stesso che sta aggredendo il pianeta. I vecchi pensatori – Epicuro, Seneca o finanche gli Aymara – dicevano: povero non è colui che possiede poco, ma colui che desidera sempre di più. Queste cose che dico sono molto elementari: lo sviluppo non può essere contrario alla felicità. Deve essere a favore della felicità umana; dell’amore sulla Terra, delle relazioni umane, dell’attenzione ai figli, dell’avere amici, dell’avere il giusto, l’elementare. Precisamente. Perché è questo il tesoro più importante che abbiamo: la felicità!”