Di Bruno Cortona – 17 anni di curva Sud, una fede quasi religiosa, da quando da piccolo lo portava lo zio ultras a quando ha iniziato ad andare da solo, col cappuccio, talvolta a cercare scontri. Doppio taglio, orecchino, felpe della curva sud. Lo scorso sabato, quello del maledetto tentato omicidio di Ciro Esposito, qualcosa nel mondo degli ultras è cambiato. Un ultras della curva sud decide di accompagnare, stamattina, un suo amico di Napoli venuto a Roma per andare a trovare Ciro colpito quasi a morte, adesso ricoverato in gravi condizioni al Policlinico Gemelli. Noi lo abbiamo sentito e, seppure nell’assoluto anonimato, siamo riusciti a farlo parlare. Per scoprire le sensazioni, il racconto del suo incontro con i familiari di Ciro, cosa è cambiato da quel tragico giorno.
“Siamo arrivati davanti all’Ospedale e abbiamo visto stavano intervistando la mamma di Ciro, per fortuna non avevamo neanche bisogno di cercarla. Finita l’intervista ci siamo avvicinati, ma la signora ha ricevuto una chiamata e abbiamo dovuto aspettare e seguirla fino al pronto soccorso, dov’è ricoverato Ciro”.
“Le dico: mi presento, sono un ragazzo romano della curva Sud, sono venuto per vedere suo figlio. Non so quanti romani siano andati a trovare Ciro, ma a lei non importava che fossi della fazione opposta a quella di suo figlio, era felice di trovarmi lì. Lei ci dice subito che si è risvegliato, che l’operazione è andata bene, ma è ancora grave, e non si sa se resterà lì una settimana un mese o un anno. Ci dice che e’ rimasto stabile ma in condizioni molto gravi. E poi ci ha raccontato una storia particolare, che Ciro da quando si è risvegliato ha le allucinazioni, è rimasto sconvolto. Uno degli infermieri è grosso e pelato e gli ricorda Daniele De Santis, colui che ha sparato, e ogni volta che lo vede ha paura”.
Il racconto continua, dopo l’incontro con mamma Antonella l’ultras incontra anche il papà di Ciro, Giovanni, e la fidanzata, Simona.
“Ci avviciniamo al pronto soccorso e c’era la fidanzata, il fratello di Ciro, e il papà. Nel frattempo io regalo una sciarpetta alla mamma, che mi dice che ha una busta enorme piena di sciarpette, gagliardetti, magliette regalati dai tifosi. Poi arriva il momento in cui ho avuto più paura, un ultras napoletano ha iniziato a insultare i romani, dicendo che quello contro Ciro è stato un atto di terrorismo, che i romani li volevano ammazzare, che era tutto deciso, che De Santis andava ad allenarsi al poligono di Tor di Quinto per sparare ai napoletani. Anche i genitori di Ciro prendono le sue stesse posizioni, dicendo che la cosa assurda era che nel tragitto da Tor di Quinto allo stadio non c’erano forze dell’ordine, se si poteva fare qualcosa neanche ci hanno provato. Poi la madre inizia a prendersela con la nostra curva, accusandoci degli striscioni pro De Santis, mentre in tutta Italia hanno scritto frasi per Ciro. Io a quel punto, un po’ contrariato, le ho risposto che non siamo tutti così, che a Roma non siamo tutti criminali, si tratta di poche decine di delinquenti. Lei mi capisce e mi risponde che se non fosse per ragazzi come me e Ciro i calciatori starebbero a zappare la terra, perchè non sanno fare niente”.
E mentre il nostro amico ultras capisce che non c’è verso di salire in camera di Ciro per salutarlo di persona, ci racconta anche di uno sfogo del papà.
“Il papà a un certo punto se l’è presa con la stampa. Dicendo che in tv sono tre giorni che già non ne parlano più, mentre invece sono stati una settimana a parlare inutilmente di Jenny ‘a carogna, e che di Ciro sembra non importare più niente a nessuno. Poi aggiunge un ringraziamento al De Laurentiis che sta pagando l’albergo a tutta la famiglia di Ciro, mentre i primi due giorni l’hanno pagato gli ultras della Lazio”.
Più di qualsiasi racconto, indiscrezione, testimonianza, quello che ci ha colpito di più però del racconto di questo ragazzo è la sua conclusione. Quello che ci ha detto dopo averci raccontato la sua mattinata è l’unica cosa che ci ha dato speranza, ci ha fatto sperare che forse, dopo aver toccato il fondo, qualcosa nella testa degli ultras è cambiata davvero. Ci ha salutato così.
“Cazzo, va bene tutto, l’odio, gli sfottò, la tradizione. Ma quando ti ritrovi davanti al padre e alla madre di un ragazzo a cui hanno sparato pensi: sono proprio tutte stronzate”.