Di Cesare Bazzani e Giovanni Valadier – Ci sono gli autoctoni, quelli che lo vivono da sempre, ci sono quelli che iniziano abitualmente le serate lì. Quelli che fanno i turisti e mettono ancora il lucchetto sul Ponte dicendo “è per sempre” e poi buttano la chiave nel Tevere. Oggi Ponte Milvio è tra i posti più conosciuti della movida capitolina, ma in pochi se la ricordano com’era, con il mercato di giorno e le prostitute di notte.
10. Il venditore di rose
Prima ti propone la rosa (di dubbia provenienza), poi al tuo “no” ti tira fuori l’accendino. Al tuo secondo no, ti guarda e ti dice: “solo un euro”. Le donne invece lo fulminano con lo sguardo immediatamente e lo licenziano con un “Sono allergica”. E’ il più blastato di Ponte Milvio, ma verso le 2, quando sono tutti oramai ubriachi, diventa un vecchio amico e riesce pure a tirare su due spicci. Alla fine però rimane una rottura di coglioni, riuscendosi a infilare anche nei momenti più delicati e nei discorsi complicati. L’unico che si salva è il mitico Abdul, che è una presa a bene.
9. Il fedelissimo
Durante la giornata non pensa mai alla serata, sa soltanto che alle 11 andrà a Ponte Milvio. E’ una consuetudine automatica. Non chiama nessuno per organizzarsi, deciderà lì cosa fare. E’ conosciuto da tutti perché è da 10 anni che passeggia su giù dal ponte alla Gran Madre di Dio. Ne va orgoglioso perché lo fa “da prima dei lucchetti di Moccia”. “Quando ancora non c’era Trapizzino e quel coso delle tapas”. Dice frasi tipo “Ponte Milvio non è più quella di una volta”, “Ci sono solo facce nuove”, oppure ” Ponte Milvio è pieno di bori”. Quando lo incontri gli fai: “Oh, ma stai sempre a Ponte Milvio?!!”.
8. Il rugbista
Impossibile non riconoscerli. Sono grossi, stanno sempre in gruppo e in presa a bene. Sono grandi sportivi ma non conoscono una vita morigerata perché amano gli eccessi e disprezzano le diete. Si sfondano di birra e di panini… Stanno bene ovunque in qualsiasi posto, dall’ambiente elegante a quello sfascione.
7. Il quarantenne lampadato
Si fa notare, perché si vuole far notare. Arriva con il macchinone, di solito è vestito casual, tipo Lapo Elkann, oppure con un vestito attillato e con la scarpa lucida alla Ricucci. Ma soprattutto gli piace ostentare il padellone d’oro al polso e la sua ultima conquista, una strafica di vent’anni. Lui, quando scendono dalla macchina, attira attenzioni e invidie. Lei incrocerà gli sguardi di tutti i suoi coetanei. Ma penserà che è lui l’uomo che ha sempre amato, perché la tratta da signora e la scarrozza con una macchina da 500 cavalli. In realtà è tutta una finzione: il quarantenne ha l’abbronzatura da solarium, i vestiti glieli hanno prestati, l’orologio è una patacca, e la macchina l’ha presa in affitto. Cara ragazza, non era meglio farsi una birra coi tuoi coetanei?
6. Il coatto
Si fanno 40 minuti di macchina per arrivare a Ponte Milvio. Qui fanno e sono i turisti, e non interagiranno mai con gli autoctoni. Camicia aperta e petto depilato. Partono in quattro da chissà quale quartiere, due amici e le rispettive donne. Trucidi, le donne ancora di più. Durante tutto l’anno vanno da Aristocampo, nelle serate più calde optano per il Grattacheccaro. Ma non era meglio andare a Testaccio?
5. Lo scacciafica
Va a Ponte Milvio solamente per spizzare, per guardare. Cerca di incrociare lo sguardo con tutte le ragazze che vede. Da quelle a piedi a quelle in macchina, dai cessi alle fiche. Parla poco, lo vedi in cerchio insieme ad altri che parlano ma lui è sempre quello rivolto verso la strada che in realtà sta attento solo a scrutare. La pressione che ha quando incontra una donna è talmente alta che si sputtana subito.
4. Il finto alternativo
Passa per Ponte Milvio salutando tutti con un sorrisetto finto che nasconde un po’ di malignità. In realtà appena salutati dirà peste e corna delle persone che lo circonda. Dichiarerà con altezzosità che gli altri sono dei coglioni e che lui è l’unica persona seria di Ponte. Tra tutti posti preferisce l’Altro Chiosco. Ora ama vivere al Pigneto e passa il tempo a San Lorenzo, ma in fine dei conti Ponte Milvio sarà sempre la culla dell’adolescenza e dei primi amori. Da bravo figlio della Roma bene.
3. Il liceale
Arriva col cinquantino e l’amico dietro sulla sella. Si incontra con la sua comitiva tra la farmacia e Pallotta. Durante la serata si fumeranno un decino di Camel Blue, un paio di Tennet’s e tanti cori da stadio. In realtà l’unico scopo sarà puntare la pischelletta fica di turno, ma alla fine torneranno sempre a casa com e sono venuti, con il solito amico sul cinquantino, sgarrando il coprifuoco impostogli dai genitori. “Ma vai a dormì che domani è venerdì e c’hai scuola!”
2. Il preciso
E’ impeccabile, nell’abbigliamento, nel lavoro, nello studio, nella vita. Semplicemente perfetto. E’ come lo volevano mamma e papà. Educato, a modo, pulito e stronzetto il giusto da non farsi mai infinocchiare. Non si scompone mai, non eccede mai. Tiene sotto controllo tutti i vizi, perché ha una reputazione da mantenere. E’ il sogno di tutte le pischelle, perché ricorda un po’ il principe azzurro. Ma dopo tre mesi sai che rottura di coglioni infinita…
1. Il playmaker
Quando la serata si sta per spegnere, all’improvviso ecco lui che riaccende tutto. E’ il classico che arriva e fa: “O ragazzi giro di shot offro io”. Non è un giocatore, è il regista della serata. C’ha sempre delle situazioni sottomano. Spazia per tutto Ponte Milvio, dal Jarro all’Altro Chiosco passando per il Sutton. E’ informatissimo su tutte le serate, conosce tutti. Se gli sei amico è sempre una svolta, o ti fa entrare ai tavoli o ti dà dei prestanome in lista. Ti farà festeggiare, ballare, urlare….e soprattutto bere. Lo maledirai benevolmente il giorno dopo.