Di Marcello Rubini – Un ragazzo, che era insieme ad altri attivisti del Movimento di solidarietà palestinese (Ism), si stava recando sul luogo di un bombardamento a Gaza. Improvvisamente è stato colpito e poi freddato, mentre era, inerme a terra e ferito. Non ci sono dubbi: a sparargli è stato un cecchino israeliano. La drammatica sequenza, nel quartiere Shijaiyah di Gaza City, è stata interamente filmata da un altro attivista ed è riportata dal sito del Daily Mail.
Secondo quanto denunciato dall’ong, il ragazzo palestinese stava cercando suoi familiari fra le macerie ed era accompagnato da una squadra dell’Ism. Uno di loro, Muhammad Abdellah, ha raccontato che i volontari si stavano recando nel quartiere di Shijaiyah a Gaza dopo un prolungato bombardamento di Israele, che lo considera una roccaforte di Hamas.
“I cecchini israeliani lo hanno prima colpito alla coscia e lui è caduto. Io gli ho urlato: ‘ti puoi muovere?’ ma lui ha risposto di ‘no, non posso muovermi, perdo sangue ovunque'”, ha raccontato Abdellah, che non poteva raggiungerlo per timore di essere colpito a sua volta. Poi il ragazzo è stato colpito da una nuova scarica di fuoco che lo ha finito a terra.
Continua a salire il bilancio delle vittime palestinesi da quando è iniziata l’operazione “Protective Edge” lanciata da Israele lo scorso 8 luglio. A Gaza sono 600 le vittime e più di 3 mila i feriti. E’ ancora più impressionante il dato che ha reso noto l’Onu, secondo cui le vittime civili oscillerebbero tra il 70% e l’80%, e 120 sarebbero bambini.
Fonti militari israeliane dichiarano invece che da dall’inizio dell’operazione terrestre a Gaza sono stati colpiti 1.388 obiettivi euccisi 183 ”terroristi”. Nel corso dell’operazione sono stati scoperti – secondo il portavoce militare – 66 imbocchi di tunnel nascosti, di cui 23 ”costruiti per lanciare attacchi terroristici su Israele”. E oggi è arrivata la conferma della morte di due soldati israeliani, morti nei combattimenti nella Striscia di Gaza. Sono quindi 27 i militari israeliani che hanno perso la vita nel conflitto.
Vengono colpiti anche i media: un missile ha distrutto la seda a Gaza dell’emittente Al Jazeera. Non è stata precisata l’origine dei proiettili ma l’emittente ha dichiarato che “le autorità israeliane sono responsabili della sicurezza del suo personale”. Al Jazeera ha aggiunto inoltre di essere vittima di una “campagna ostile” in Israele per la sua ampia copertura dell’impatto dei raid militari israeliani sulla popolazione civile nella Striscia.
Nonostante si stanno intensificando i colloqui diplomatici le autorità israeliane al momento rifiutano l’ipotesi di una tregua umanitaria. “Non è nella nostra agenda al momento”, secondo il quotidiano Haaretz il coordinatore delle attività di governo, Yoav Mordechai, all’inviato dell’Onu, Robert Serry.