Di Gerardo Navarro – Non è bastata una lunga battaglia, intensificata negli ultimi mesi, a salvare il Caffè della Pace. Purtroppo l’ufficiale giudiziario ha messo la parola fine a un posto storico della capitale. La famiglia Serafini, dopo oltre un secolo di attività, dovrà abbassare per sempre la saracinesca.
Eppure il pericolo sembrava scongiurato. Qualche mese fa era partita una raccolta firme. Ne sono state raccolte ben 35 mila, alcune anche di una certa importanza: Oliviero Toscani, Bonito Oliva, Massimo Giletti, la Principessa Torlonia, Massimo Cacciari. Tutto inutile, niente da fare. Addirittura il presidente l’associazione Botteghe Storiche di Roma e Cna Città storica, Giulio Anticoli, aveva cercato l’attenzione delle più alte cariche dello Stato per provare, alla disperata, di cambiare la situazione, ma niente.
“Abbiamo fatto appello a Papa Francesco, al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ai rappresentanti delle istituzioni, al ministro della Cultura, Dario Franceschini, al vice Presidente del Senato, Mario Gasbarri, alla senatrice Daniela Valentini, al sindaco di Roma, Ignazio Marino, all’Assessore a Roma Produttiva, Marta Leonori, al presidente del I° Municipio, Sabrina Alfonsi, all’assemblea Capitolina, al vice presidente Vicario, Franco Marino. Nonostante questo – ha dichiarato lo stesso Anticoli – i romani oggi hanno la consapevolezza dell’incapacità o dell’impossibilità nel tutelare un patrimonio che le loro 35.000 firme raccolte insieme all’associazione Lupe di Fabio Mina”.
Purtroppo il centro storico sta cambiando. I vecchi gloriosi spazi e locali vengono occupati dalle multinazionali dell’abbigliamento cheap o dai fast food. Roma cambia, ma certamente non in meglio. Le botteghe storiche si stanno estinguendo. Quindi per il Caffé della Pace i tentativi di mediazione messi in campo dalle istituzioni finora non hanno avuto successo: fine locazione con il riconoscimento di 18 mensilità da parte dei proprietari e via alle procedure di sfratto per i locali che affacciano sul Chiostro del Bramante. Le procedure tecniche di esecuzione dello sfratto sono “rapide – dice Giulio Anticoli – il Caffè della pace dovrà lasciare la storica sede entro dicembre, al massimo si potrà arrivare ai primi di gennaio”.
E pensare che a marzo di quest’anno il pericolo sembrava scampato, si pensava a un accordo con il rettore del Pontificio istituto teutonico di Santa Maria dell’Anima, proprietario dell’immobile. E invece no, tutto finirà, un pezzo di storia di Roma sparirà per sempre. Via della Pace, senza quei tavolini ai quali si sono seduti grandi personaggi come Fellini o Woody Allen, non sarà più la stessa.
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