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Roma

Aprira’ un Coffee Shop al Pigneto?

Di Attilio Mori – In questi giorni tra i fumatori di cannabis non si parla d’altro, “hai sentito che vogliono aprire un coffee shop al Pigneto? Tipo quelli di Barcellona!”, “Ma che stai dicendo? E’ impossibile”. Sembra la classica leggenda metropolitana elevata a bufala su internet, e invece qualcosa di vero c’è.

Il Pigneto, si sa, è uno dei quartieri con più spaccio a Roma, a qualsiasi ora del giorno puoi trovare dal “decino” di fumo al “pezzo” di md. Per contrastare questo fenomeno e per togliere la zona dalle mani delle micro-mafie, il Comitato di quartiere ha presentato al Comune di Roma una proposta per l’apertura di un “social club cannabis”. Un progetto originale e moderno per liberare le strade dal racket degli spacciatori e aprire il primo “coffee shop” a scopo ricreativo d’Italia, riprendendo quel modello che in Spagna ha avuto successo (oggi si contano quasi 400 centri) e che ha aiutato a ridurre drasticamente il numero di pusher nelle strade delle città.

Autorita’ comunali favorevoli

Presenti alla riunione erano diversi membri della segreteria del sindaco, dirigenti dell’Ama, forze dell’ordine e il vicesindaco Nieri. È lui che, interpellato, ha dato una prima benedizione al progetto: “Mi sembra uno strumento interessate per combattere le narco-mafie. Per metterlo in pratica però serve un passaggio a livello nazionale, vogliamo che il governo affronti la questione”. Dello stesso parere il presidente del V Municipio Giammarco Palmieri. “Non si tratta di una provocazione. Questo progetto, se ben regolato, potrebbe annientare il business degli spacciatori. Ovviamente va ancorato a un programma sociale più ampio. Ne discuteremo al prossimo tavolo di confronto di novembre, perché abbiamo capito che gli interventi delle forze dell’ordine non bastano nè si può pensare di militarizzare la zona per sempre. Servono altre soluzioni”.

Modello Spagna

La “svolta” che ha permesso l’apertura dei club in Spagna è stata la scelta del tipo di società. I “club de fumadores” sono infatti associazioni senza scopo di lucro, e quindi ufficialmente non si vende e non si compra droga, ma il cliente si reca nell’associazione, paga una quota di iscrizione e riceve la tessera di membro, divenendo così un socio. Da quel momento, dopo essere stato schedato, dichiara quanta cannabis intende consumare periodicamente. E il club provvede a fornirgliela. Una sorta di accordo tra “consumatori” in cui nessuno, almeno in teoria, trae profitto. Anche perché gli statuti dei club obbligano a investire tutti i proventi, al netto delle spese, in servizi sociali o di assistenza. Un sistema molto diverso dai coffee shop olandesi, ma con lo stesso punto di partenza, fornire cannabis per scopi ludici.
In Italia di Cannabis Club ce n’è già uno, si chiama LaPiantiamo ed è a Racalein Salento, è il primo social club cannabis legale, anche se a scopo terapeutico, non ricreativo. Ed entro fine anno ci si aspetta che, con l’appoggio legale dell’associazione anti-proibizionista Encod, anche altri club si registreranno all’Agenzia delle Entrate.

Per adesso la possibilità di vedere un rivenditore di erba e fumo a scopi ludici al Pigneto è remota, ma la via sembra quella giusta. Anche in Spagna, come in America, la spinta decisiva per la legalizzazione a scopo ricreativo della cannabis è partita dal basso, dai cittadini e dai centri abitati. La strada che si sta percorrendo è la stessa, e per ora è quella giusta.

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