Ci andavi a fare colazione la mattina o a prendere il dolcetto la sera, ma potevi anche passarci ogni tanto a fare l’aperitivo. A meno che non eri di Piazza Mazzini, e lì ci vivevi. Ci sono passati tutti dal Gran Caffè Mazzini, nessuno ci passerà più d’ora in poi perché è stato sequestrato per bancarotta fraudolenta.
Il bar più famoso di Prati e’ stato infatti posto sotto sequestro a Roma, su richiesta dell’autorità giudiziaria. Ad eseguire la misura i militari del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza su ordine dei giudici della IV sezione penale. Al centro della vicenda gli imprenditori Valter Silvestro e Franco Carlo Salerno. Il primo, già coinvolto nel processo per bancarotta fraudolenta che aveva portato nella primavera del 2010 al sequestro del locale, secondo i giudici, “ha continuato a gestire il ramo di azienda quale dominus della società affittuaria ‘Very Italian Production'” e, attraverso un altro “schermo”, non avrebbe pagato gli affitti fino ad ottenere lo sfratto.
I giudici spiegano che il suo “modus operandi” sarebbe quello di avvalersi di prestanome e gestire le varie imprese “facendo ricadere le posizioni debitorie sulle diverse società via via costituite e provocandone il fallimento, così appropriandosi dei ricavi in quanto unico titolare delle stesse”.
Negli anni scorsi Silvestro e altri, per questa girandola di società, debiti e soldi intorno al ‘Gran Caffè Mazzini’ furono anche arrestati. In base agli accertamenti delle Fiamme gialle il crack ammonterebbe a diverse centinaia di migliaia di euro. Le verifiche in Svizzera e in Lussemburgo confluite nel processo hanno contribuito a svelare il castello di carte e scatole cinesi che si nascondeva dietro la vetrina di vip e starlettes. Silvestro fino a pochi anni fa era un manager di successo nel settore “by night & by day”, grandi locali con ristorante, live music e bar open no stop con inaugurazioni sfavillanti.