Di Alessandro Martini – Gin, bitter Campari, Vermouth rosso e mezza fetta d’arancia, e voilà, il Negroni è fatto. Chi si vuole distruggere si beve il Negroni. Chi sa che davanti a se avrà una serata lunga si beve il Negroni. Chi non ha una lira si beve il Negroni. E poi ci stanno quelli che si bevono solo Negroni, che li becchi alle quattro e mezzo, te ti bevi una centrifuga e loro: “Un Negroni!”.
“Tutti volere Pinguino De Longhi”, oggi è cambiata: “Tutti volere Negroni”. Tutti a Roma (e nel resto d’Italia) bevono Negroni, dall’universitaria durante la sessione d’esami al palestrato a Fregene. Tutti lo bevono, ma quasi nessuno sa la storia di questo mitico cocktail che da quasi 100 anni fa ubriacare persone di ogni età e classe sociale. Se aveste letto una riga della storia per ogni Negroni che vi siete bevuti, adesso potreste farci una tesi di laurea.
Ma visto che, come noi fino all’altro ieri, non ne sapete nulla, ci pensiamo noi ad alcolturarvi con la romantica storia del cocktail della belle epoque. Erano gli anni ’20 la guerra era finita da poco, e l’Italia si stava rialzando lentamente dalle conseguenze belliche. A Firenze regnava la povertà, erano poche le persone che potevano condurre una vita agiata dopo la grande guerra. Uno di questi era il conte Camillo Negroni, un aristocratico toscano con l’accento molto acceso, la passione per il bere e per i viaggi. Un vero vip della sua epoca: vivace, creativo, ribelle, gran schermidore, poliglotta, viaggiatore, un personaggio che si faceva notare.
In uno dei suoi viaggi in Europa, a Londra, il conte conobbe un nuovo alcolico, il Gin, distillato di bacche di ginepro inventato a metà del ‘600 nei Paesi Bassi come cura per la febbre orientale. A Firenze il conte amava bere nello snobbissimo Caffè Casoni di Firenze, nella famosa via Tornabuoni (adesso è il Caffè Giacosa e il proprietario è Roberto Cavalli, passano gli anni ma la solfa è sempre la stessa). All’ora dell’aperitivo appena entrava si trovava un Americano già pronto, il suo “solito”. Un giorno al bar, annoiato dal solito sapore, chiese al barman Fosco Scarselli una spruzzatina del suo nuovo liquore in sostituzione del seltz al suo Americano.
Costava tantissimo importare i prodotti ma nonostante questo, il conte da quel giorno non bevve altro, e il suo “solito” divenne quello che per gli altri era ormai famoso come l'”Americano alla moda del conte Negroni” ovvero un Americano con un’aggiunta di gin. Col tempo il cocktail venne chiamato col semplice cognome del conte che l’aveva inventato e che tanto lo amava: Negroni. Quando il Gin divenne di uso comune il Negroni iniziò a spopolare fino ai giorni nostri.
Sono passati 100 anni e oggi l’idea geniale del conte ancora funziona, il Negroni è uno dei più famosi aperitivi italiani nel mondo, e in Italia, da nord a sud, si beve tantissimo. La prossima volta che bevete Negroni fate un brindisi al conte Camillo!