Di Maria Bricca – “Amore oggi cucino io”, al sentire di queste parole un brivido, è quel giorno, il giorno in cui a lui va di cucinare e tu non puoi fare nulla per fermarlo. Tu stai lì che dici “no, non ti preoccupare, faccio io, ti pare”. Speri che in qualche modo lui molli, ma niente, ormai ha deciso: stasera cucina lui.
E purtroppo lui fa parte della categoria degli uomini che sono convinti di essere Carlo Cracco, ma in realtà sanno fare tre cose in croce e le fanno anche male. Di solito il menù di questi aspiranti chef include tre piatti tre, e ovviamente tre paste, le classiche: carbonara, gricia e amatriciana.
E già il fatto che tu, che stai a dieta da 6 anni, sia obbligata a mangiarti una di queste tre paste ti fa rosicare. Oltretutto lui si vanta di fare “la carbonara più buona del mondo”, “l’amatriciana meglio di come la fanno ad Amatrice”, e “la gricia altro che la Sora Lella”, ma in realtà ogni volta esce qualche schifezza diversa, e tu per farlo felice sarai anche costretta a dirgli: “Che buona! Buonissima! Bravo!”, per non farlo rimanere male. E lui ti guarderà con quello sguardo fiero e contento, ignaro della verità.
Ti dovrebbero dare un’aureola honoris causa, non solo perchè ti stai mangiando quella pasta scotta e acquosa senza batter ciglio, ma anche perchè lui quando fa da mangiare lascia la cucina peggio di un campo profughi iraqeno, che ci vorrebbero quattro filippine a pulire dopo il suo passaggio. E invece, ovviamente, pulisci tutto te mentre il tuo stomaco manco ha iniziato la digestione.
Il momento più bello è, però, quando inizia a cucinare. Si, perchè quando inizia a cucinare il mondo si ferma, sembra un rito sacro, nell’area c’è un enfasi tipo sacrificio del capro espiatorio nell’antica Grecia. Forse enfatizzando il momento lui spera che la pasta diventi più buona, ma si sbaglia, ti girano solo più le palle e dentro di te maledici Masterchef, Benedetta Parodi, La Prova del Cucoco e tutti coloro che hanno contribuito a far salire la passione per la cucina anche a chi non è adatto.
Intanto lui ha iniziato, e per fare il “professional” si è messo il grembiule, ma di lavarsi le mani neanche gli passa per la mente. Prende la pentola migliore che c’è, quella di design che hanno regalato a tua madre e che lei usa solo per le grandi occasioni. Poi esige tutti gli ingredienti più buoni in circolazione, la pasta Garofalo, le uova fresche di Parisi, il guanciale fresco e non confezionato, il parmigiano reggiano 36 mesi e l’olio artigianale, tutti sprecati. Una volta avuto tutto (sei andata a comprare tutto te mentre lui giocava a Fifa) è il suo momento. Schizzi ovunque, acqua bollente che vola rischiando ustioni di quarto grado, decine di padelle che finiscono nel lavello senza un motivo, posate che sembrano usa e getta.
Alla fine ne esce fuori una pasta da Autogrill che però, dato l’amore, il fomento, la passione che ci ha messo, a lui sembrerà una pasta da ristorante stellato. A te no, già se le mangi vuol dire che sei innamorata, se gli fai anche i complimenti sei proprio cotta, e non scotta come la sua pasta.