E’ sabato sera, state tutti fomentatissimi, un po’ ubriachi e in vena di pazzie. State per fare una mattata, siete tutti sicuri e carichissimi. Siete lì lì per cominciare, e in quel momento esce sempre il vecchio di turno che rovina tutto e se ne esce con: “Ma dai ti pare? C’abbiamo trent’anni!”.
Quante volte sentiamo questa frase ansiogena, che in confronto Leopardi e il suo pessimismo cosmico sono fiduciosi. E il bello è che le persone che la pronunciano non hanno mai trent’anni, ne hanno 28, 27 o addirittura 26. Sono le stesse persone che quando ne avranno trenta diranno “Dai, abbiamo quarant’anni!”. E’ la sindrome dell’invecchiamento giovanile, attacca dai 25 ai 30 anni, quando stai nel pieno delle forze fisiche e mentali. Hai il mondo in mano, una vita davanti, e invece ti senti vecchio, ti senti arrivato. Persone che pensano che la giovinezza sia finita, sia passata, che pensano di doversi dare un tono. “Eh no, stasera sto a casa a riposarmi!”. E si perdono gli anni migliori.
Eh si, perchè i 25-30 anni è l’età più divertente, dalla fine dell’università all’inizio di una famiglia, è il momento in cui c’è più libertà. Libertà spaziale, economica, libertà rispetto alla famiglia, libertà di fare quello che vi pare, di scegliere le persone, di scegliere il mestiere, di far uscire fuori la vera personalità. E invece se ne stanno a casa a commiserarsi di un’età che mezzo mondo gli invidia.
Loro si lamentano e basta: del fatto che non sono più giovani, che sono stanchi, che hanno perso tempo, e soprattutto che “il periodo più bello è passato”. Eh si, perchè le persone affette dalla vecchiaia giovanile non fanno altro che rimpiangere i tempi andati, parlano solo con malinconia dell’adolescenza. “Un’epoca d’oro” dicono, parlano del liceo, del motorino, della spensieratezza, di quando non c’era la crisi. Ricordano le cose degli anni ’90, i ricordi di famiglia e ti fanno due palle così con Hit Mania Dance 2000. Praticamente, vivono nel passato, mentre a quest’età il presente ce lo invidiano tutti. Dai 12 ai 90 anni, tutti invidiano chi ha 27 anni.
Questa gente respira ancora, ma è più morta di tutti quelli del club 27, che a 27 anni ci sono morti davvero. Sono più morti di Jimi Hendrix, di Jim Morrison, di Kurt Cobain, di Amy Winehouse. E’ pieno zeppo di questi ragazzi, perché di ragazzi si tratta, che invece di cercare di diventare uomini si accontentano di sentirsi pensionati. Ragazzi che non hanno capito che a quest’età bisogna esagerare, fare casino, mangiarsi la vita, alzare il volume. Quest’età ha due regole: non essere mai stanchi e non rinunciare mai alle cose nuove. Chi non lo capisce è vecchio.