L’epoca della Dolce Vita ha una data precisa di inizio, il 5 novembre 1958. Prima di quella sera Roma era ancora bigotta e democristiana, quella notte, a Trastevere, una ballerina turca cambiò per sempre il modo di vivere le serate mondane dei romani.
Fa freddo quel mercoledì d’autunno, e la bionda contessina Olghina Di Robilant ha organizzato una festa per i suoi 25 anni, al Rugantino, a Trastevere, con 140 invitati, tra cui molti nomi dello spettacolo.
La festa sembra procedere normalmente, c’è Anita Ekberg, che si scatena in un furioso cha-cha-cha a piedi nudi, c’ è Linda Christian, ci sono molti nobili, politici, artisti, scrittori, c’è Eriprando Visconti, Luca Ronconi, Laura Betti, Peter Howard, Nicky Pignatelli, tutti si divertono bevendo e ballando sui tavoli. C’è anche una ballerina turca, Aichè Nana, è imbucata, è arrivata con il produttore Sergio Pastore, e fa la danzatrice del ventre.
La contessina Di Robiland ha chiamato un’orchestra romana, la Roman New Orleans Jazz Band, che a un certo punta esegue un pezzo potente con un rullo di tamburi. E’ già l’una di notte, tardi per l’epoca, e i drink sono già parecchi. A quel punto Aichè Nana parte, prima fa volare i sandali da sera, poi inizia a dimenarsi, a ballare come una forsennata, si toglie l’uno dopo l’altro tutti i vestiti: un abito attillato smanicato, la sottoveste, le calze, poi il reggiseno.
Nel frattempo cinque uomini stendono le loro giacche sul pavimento. Aichè, nuda, continua a ballare, ancheggia, si sdraia flessuosa, ondeggia sensualmente fra il ritmico battimani dei presenti, si inarca, ed eccita tutto il locale rimanendo “con indosso soltanto uno slip velato di merletto nero” per ben 35 minuti, come scrivono i giornalisti dell’epoca. Roma è già cambiata.
“L’ atmosfera era di grande trasgressione e di eccitamento collettivo – racconta oggi Enrico Lucherini, uno dei presenti– Ricordo che io ridevo come un pazzo e correvo da una parte all’ altra. Era una festa molto elegante, eravamo tutti in smoking e cravatta nera e Olghina, la padrona di casa, era seccatissima per questo numero fuori programma di cui nulla sapeva. Alla fine fece irruzione la polizia e sequestrò a tutti i fotografi i loro rullini” Tutti tranne uno, quello di Tazio Secchiaroli, che aveva immortalato tutti i momenti dello spogliarello di quella notte epica. Foto che contribuirono in maniera determinante nell’impatto sociale e mediatico della serata.
La polizia denuncia gli avventori. La ballerina viene processata per atti osceni in luogo pubblico e la Corte d’ appello confermerà la condanna a due mesi di reclusione e l’espulsione dall’Italia di Aichè. La ballerina, per lo scandalo, perse anche la firma di un contratto per un film con De Sica. Rugantino fu chiuso a tempo indeterminato. La storia, con la storica foto, fu pubblicata su l’Espresso, che indignò mezza Italia ma elettrizzò l’ altra metà. Insorsero i moralisti e anche i semplici benpensanti. Un ballo che venne raccontato, dopo poco tempo, da Federico Fellini nel film “La dolce vita”; una delle sequenze si ispira proprio a quello spogliarello.
Sono passati quasi 60 anni, quello era l’anno del debutto di Canzonissima, della legge Merlin, della cagnetta Laika nello spazio, adesso gli spogliarelli come quello di Nana si fanno alle feste dei 14 anni e al posto di Rugantino, a Piazza Sonnino, c’era un McDonald’s e adesso una banca con accanto una targa che recita “Qui ebbe inizio La Dolce Vita”. Il periodo in cui Roma divenne “la capitale del mondo” e una parola che indica ancora uno stile di vita spensierato e dedito ai piaceri mondani.
All’epoca l’Italia dalla guerra era uscita con le ossa rotte, si stava rialzando economicamente ma serviva di più, serviva un moto spirituale, quel moto che proprio Aichè Nana ha contribuito a far partire. La ballerina dichiarò dopo due anni e mezzo, alla vigilia del processo, “Mi hanno drogato. Mi hanno fatto bere molto. Un whisky dietro l’ altro. Mi ha invaso una sorta di euforica frenesia”. Oggi dobbiamo ringraziare chi le servì quei whisky, che misero in moto la frenesia di una notte folle che segnò per sempre il costume degli italiani.