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Jeeg Robot, il supereroe del Tevere

Di Vittorio Martinelli – In poche parole “Lo chiamavano Jeeg Robot” parla di uno di Tor Bella Monaca che cade nel Tevere, talmente inquinato da farlo diventare un supereroe.

Un supereroe di periferia, ciccione, rozzo, perverso e molto, molto romano, interpretato da un Claudio Santamaria magistrale che è dovuto ingrassare 20 chili per il personaggio. Un supereroe qualsiasi che viene chiamato Jeeg Robot da una ragazza pazza e fissata col cartone giapponese, bravissima Ilenia Pastorelli a interpretarla.

Subito dopo la scoperta dei superpoteri, il protagonista, criminale da due soldi, li sfrutta per scopi illegali tipo rubarsi i bancomat “a mano”. Poi però piano piano inizia, anche con l’aiuto della ragazza, a capire che “da grandi poteri derivano grandi responsabilità” e diventa buono.

Il cattivo invece è Luca Marinelli, secondo chi scrive uno dei più bravi attori italiani in circolazione, che dopo la magistrale recitazione in “Non essere cattivo” di Caligari si conferma eccezionale. L’interpretazione di Marinelli cambia il film, lo eleva senza far sfigurare gli altri. Il suo “zingaro” è intenso, leggero, comico e drammatico insieme, roba da Hollywood.

La colonna sonora è un mix di canzoni storiche italiane, e un po’ di ottima musica originale prodotta dallo stesso Mainetti. Lui,  il neoregista Gabriele Mainetti alla sua opera prima, sono passati quasi vent’anni da quando faceva quello con le Magnum ne “Il cielo in una stanza”, ma nonostante l’imminente arrivo dei 40 anni, sembra ancora il pischello romano del film. La sua regia fresca, moderna e avvincente lo conferma.

E’ impossibile definire il genere del film, non è una commedia, non è un thriller, non è neanche un fantasy. E’ un ibrido tra Kickass, Come Dio comanda e Romanzo Criminale. Alla fine esci dalla sala scosso, spiazzato dal (forse) primo cinecomic italiano, ma consapevole di aver visto un bel film. Un orgoglio che una pellicola del genere sia italiana. Sicuramente non è un film solo da nerd, a quelli che si aspettano una nerdata non piacerà, agli altri si. Una cosa è certa, d’ora in poi a Roma si dirà che “se cadi nel Tevere diventi Jeeg Robot”.

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