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Ogni maledetto Capodanno romano

Di Bruno Cortona – “Quest’anno ho avuto fame, ma per due settimane, ho fatto il ricco a Porto Cervo, che bello”. Così cantavano gli Articolo 31 ne “L’Italiano Medio”. E ogni Capodanno succede sempre la stessa cosa, ci si comporta come se a mezzanotte ci fosse la fine del mondo, i Maya, il Millenum Bug, The Walking Dead. Ma già il 2 gennaio quando ti sei ripreso dalla serata ti rendi conto che non è così. E te ne rendi conto fino al 27 di gennaio quando finalmente ti rientrano i soldi dopo un mese di Guizza Cola, riso e patate del Tuodì.

E il bello è che lo sai già prima, arrivi con l’acqua alla gola alle vacanze di Natale tra regali e panettoni e ti prometti di tenerti i soldi di Natale ma poi ci caschi sempre, alle 4 di mattina del 1 gennaio hai già finito, che il private banker ti chiama il 2 e non per gli auguri ma per dirti che stai sotto col conto.

Il Capodanno di cui poi hai già l’ansia da 2 mesi quando ti arriva la fatidica notifica del gruppo Whatsapp “Capodanno” fatto dal tuo amico avvocato che ogni anno mette ansia a tutti e puntualmente è quello che alla fine viene accannato a screzio per una specie di contrappasso dantesco. Ansia o non ansia qualsiasi cosa fai finisci sempre al verde.

Se vai a una festa privata, ti invita la tua amica di piazza Bologna e prima di andare passi a comprare: cotechino e lenticchie da Castroni, 3 bocce di Dom Pérignon, un Lagavulin 16 anni per il dopo mezzanotte, e poi fuochi d’artificio che manco a Mergellina. Il tutto prima di sapere che la tua simpatica amica aveva messo un minuscolo asterisco sull’evento Facebook della festa con scritto: “Quota di partecipazione 50 euro”, che manco la festa di Lapo Elkann a Sankt Moritz e che moltiplicati per due fanno 100 considerando che ovviamente paghi anche per la ragazza. Tanto è Capodanno.

Ma anche se decidi di fare un viaggio già dal biglietto sono dolori, anche Ryanair ti purga a Capodanno, e se scegli di spendere un po’ di più per andare in Marocco, un posto economico, arrivi lì e per i turisti a Capodanno sembra di stare sempre a Ponte Milvio. Gli alberghi alle stelle, il cenone che ti costa come se fosse da Assunta Madre, ma a te non te ne frega niente, strisci come se non ci fosse un domani e poi torni a Roma che per mesi non potrai neanche andare a Cerveteri la domenica dalla mattina alla sera.

E per finire il festone a Roma, lì c’è l’apoteosi dello spendere e spandere senza pensarci. Villa Dafne Majestic, location pappona, vestito per l’occasione, prendi il tavolo senza battere ciglio, cosa che non facevi dal Piper anni 2000. E poi Cena Platinum, open bar, brindisi di mezzanotte, piano bar che se potessi pagheresti Jerry Calà in persona pur di sputtanarti tutto. E torni a casa in condizioni pessime che ti sei perso tutto, portafogli, iPhone, documenti e, immancabili, le chiavi della macchina. Il cocktail invece no, te lo tieni stretto fino a letto, dove arrivi in taxi visto che la macchina non puoi usarla. Ultima spesa che ti rende definitivamente povero ma felice, e hai un Capodanno da raccontare.

Si felice, perché infondo la realtà, quella vera, è che tutto questo ci piace da morire. “Sputtanare” tutti i soldi di Natale dei genitori, la busta dei nonni, il centone di zia, la tredicesima, praticamente tutto l’arco finanziario del conto in banca, ci fa piacere. Ma solo a Capodanno. Capodanno riesce a trasmettere quell’aria di leggerezza, di prodigalità, di sfarzo che nessun altra occasione riesce a fare. Anche i più tirchi a Capodanno diventano signori, i poveri diventano ricchi, un’atmosfera irripetibile. E anche per questo alla fine Capodanno non riusciremo mai a non amarlo.

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