Di Bruno Cortona – “Caccia ai vandali”, “il degrado di Roma”, “anarchia romana”. I titoli in questi giorni si sprecano. Leggendoli chiunque si preoccuperebbe, cosa può essere successo?
Donne stuprate, anziani trucidati, mafia, pedofilia, criminalità che mina il quieto vivere quotidiano. No, niente di tutto questo. Il fatto contestato è un tuffo nudi in una fontana. Una bravata di alcuni ragazzi che in preda al caldo insopportabile di Roma ad agosto hanno avuto la colpa di volersi fare un bagno da nudisti, peraltro neanche in una fontana famosa o storica ma una fontana che non ha neanche un nome e risale a meno di 100 anni fa.
Indignazione, sdegno, scandalo. Tutto questo, siamo sinceri, ci fa molto ridere. Scuotersi per un fatto del genere in una città come Copenaghen, Oslo, Amsterdam, ci può pure stare. Ammissibile che faccia notizia (anche se personalmente ci siamo innocentemente fatti un tuffo in una fontana famosa di Copenaghen e non siamo finiti su nessun giornale) in posti in cui non c’è un mozzicone di sigaretta per terra. Ma che, da qualche anno a questa parte, girino in continuazione foto e scandali di perlopiu ragazzi che si fanno un tuffo nelle fontane, questo è sconfortante.
È sconfortante perché vuole dire che non si ha la prospettiva giusta, quella che serve a inquadrare i problemi primari e prioritizzarli. In una città in cui il trasporto pubblico è ai livelli di Mogadiscio negli anni ‘90 (non attuali perché attualmente sono meglio), le strade creano crateri lunari ad ogni piovigginata, il debito pubblico è da dopoguerra, il centro si sta svuotando a favore dei b&b, in una città in cui ogni romano ha due ore di lavoro non pagato nel traffico ogni giorno, fare una caccia all’uomo che neanche Bin Laden in Pakistan sembra una barzelletta.
E poi le fontane sono sempre state parte integrante del refrigerio dei romani. E non solo, anche delle nostre esultanze. Dallo scudetto della Roma nel 1983 quando fontana di Trevi diventò una curva fino a Delio Rossi dopo il derby, per proseguire con la vittoria del mondiale del 2006 in cui tutte le fontane erano delle piscine di gioia. Pochi anni dopo Pallotta per un tuffetto notturno ha dovuto sganciare 100 mila euro per riabilitarsi pubblicamente. Cosa ci è successo? Siamo diventati dei perbenisti di Ginevra con i servizi di Kabul.
La dolce vita è definitivamente un ricordo a Roma, se un tempo ti tuffavi nella fontana e Anita Ekberg ti invitava dicendoti “come here” adesso al massimo hai un pizzardone che ti dice “esci e vie qua”. E ti fa 400 euro di multa.