Siamo ufficialmente diventati cool, Philip Morris ci ha invitato al party di lancio dell’IQOS 3. Solo 250 persone in tutta Roma per un concerto privato dei Planet Funk all’IqQOS Embassy, a via Margutta. Non potevamo mancare.
L’invito e’ per le 8, Philip Morris è riuscita a farci diventare puntuali, arriviamo alle 8:40. All’entrata diamo i nomi a due ragazzi che sembrano più modelli di Abercrombie che buttafuori. Dopo qualche tipico secondo di ansia, in cui scorre il dito per vedere se c’è il nome in lista, ci fanno entrare.
Una volta dentro percorriamo il tappeto rosso che ci porta all’ingresso, in 5 metri di tragitto incontriamo solo ragazze dal metro e 75 in su, manco alla sfilata di Victoria’s Secret.
Entriamo all’IQOS Embassy e di colpo siamo proiettati in un’altra Roma. C’è la creme de la creme della società, la Roma bene, quella che sta bene da generazioni, quella con 4 cognomi. C’è il 50% del PIL italiano.
Ci sono quelli che abbiamo visto crescere ma che non abbiamo mai salutato, ci sono le nuove leve, ragazzi senza barba ma con un vestito su misura da 4 mila euro, ci sono gli irriducibili, quelli che non si perdono un evento per niente al mondo.
La sala e’ piena al punto giusto, c’è un sottofondo di suoni metallici che fa atmosfera berlinese, un led fino al soffitto con immagini IQOS, il palco pronto per i Planet Funk e, dulcis in fundo, l’angolo dove si beve. Nonostante la tanta gente non si aspettano più di 30 secondi per un drink. Speravamo ci si mettesse di più, siamo spacciati.
Dopo aver lasciato le giacche al guardaroba la ragazza al posto del bigliettino ci lascia una stampella per errore, dopo svariate risate la capiamo, non è semplice avere la responsabilità di giacche che valgono quanto il prodotto interno lordo del Kenya.
Saliamo al piano di sopra, le scale ci ricordano che “non c’è ascensore per il futuro, devi prendere le scale”. I rumori metallici spariscono e inizia un musicone da Ibiza con due dj “belle e brave” da cui shazammiamo qualche canzone, e una ragazza in vestito lungo glitter che suona il violino elettrico. Una scena in cui sembra di essere ne “Il quinto elemento” di Luc Besson.
Il nostro gin tonic cade per terra in mille pezzi, vicino a una ragazza alla quale, alzando lo sguardo, chiediamo scusa, prima di accorgerci che è Samantha de Grenet. Scusaci Samantha, è l’errore tattico (cit.) di IQOS che ha messo tre bar senza fila.
Mentre ne andiamo a prendere un altro, nel tragitto ci sembra di stare alla Notte dei Telegatti, prima incrociamo Giorgia Rossi, la presentatrice della serata, poi Michela Quattrociocche. Inoltre davanti a noi a chiedere il drink troviamo Anna Celentano, che balla da sola sulle note di uno dei pezzi elettronici messi dalle dj.
A questo punto ci rendiamo conto che nella vita esiste anche il mangiare oltre al bere e inizia la degustazione di tutta la roba che portano i camerieri in livrea. Mini porzioni di polenta con i funghi, zuppa di pesce, pasta con le zucchine, riso venere e altre cose che non siamo abbastanza sofisticati per capire cosa sono, noi siamo abituati alla carbonara.
Torniamo giu’ e sulle scale incrociamo Filippo Contri, fresco concorrente del Grande Fratello, che ci fa un sorrisone dandoci educatamente la precedenza. Ci affacciamo fuori per prendere una boccata d’aria e ci imbattiamo in una fila di persone non in lista che cerca disperatamente di entrare ma, come si dice a Roma, viene “rimbarzata”. Ci sentiamo dei veri vip.
Di nuovo nella sala, in attesa dei Planet Funk, sono ancora tutti elegantissimi e composti, c’è qualcuno con dei cappelloni giganti che manco a Dallas, molti in giacca e cravatta in mood riunione di Confindustria, un mood che viene rinnegato al primo vassoio di finger food di Mont Blanc in cui si fiondano manco fosse la sagra della castagna.
Finalmente il countdown finisce, IQOS 3 viene lanciata e viene aperta un’altra sala al piano di sopra dove il nuovo prodotto viene esposto in tutte le sue forme. Finalmente arrivano anche i Planet Funk, ed è subito delirio.
Gia’ alla seconda canzone, Lemonade, la gente inizia a impazzire, mani in alto, urla, balli, Instagram Stories mosse. Il concerto continua scatenato, con la gente sotto il palco che si dimena, ragazze trentenni che vivono una nuova giovinezza, è subito Piper, anno 2003.
L’apice arriva quando iniziano a salire gli urli: “Who said! Who said!”, e i Planet Funk accontentano la folla sfoderando una versione pazzesca della canzone che li ha resi famosi. Panico. Noi non sappiamo se sono i gin tonic o una delle nostre canzoni preferite, ma non capiamo più nulla. Vogliamo solo ballare e goderci fino alla fine il limbo spensierato che è stata questa serata.
La passeggiata di ritorno verso la macchina non è altro che la ciliegina di una torta di una serata che più che un giovedì sera qualsiasi sembrava un capodanno memorabile.