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Suburra, la chicca di Monti

Monti ormai è tipo Soho a Londra, quasi non sembra più di stare a Roma, ci sono ristoranti di tutto il mondo, gli indiani, gli africani, i giapponesi, i cinesi, i brasiliani, persino i fusion, metà e metà.

Sono pochi i ristoranti tipici in uno dei quartieri più caratteristici di Roma. Ormai quelli storici raramente sono ancora autentici, sono quasi tutti turistici, con carbonare buttate lì, amatriciane insapori, code alla vaccinara poco sugnose.

Monti oggi è prevalentemente frequentata dai turisti, da quelli che ci abitano e dai fedelissimi radical chic che a 40 anni ancora stanno con la Peroni e il drummino sulle scalette della fontana in piazzetta.

Noi pure eravamo senza speranza fino a quando non abbiamo conosciuto Suburra a piazza della Suburra, che già dal nome e dalla location ci doveva far immaginare bene. La Suburra a Roma era un po’ il posto malfamato, quello delle prostitute e dei criminali, adesso si chiama Monti e il suo centro era proprio l’attuale piazza della Suburra.

Il locale è proprio lì, e il nome completo è Suburra 1930 Cucina e Liquori. E’ nell’angoletto lontano della piazza provenendo da via Urbana, a 50 metri dalla stazione della metro Cavour. Ci siamo in realtà capitati quasi per caso ma è stata una scoperta molto piacevole.

Infatti da Suburra 1930 ci siamo trovati molto bene, non è il solito posto pretenzioso in cui fanno strapagare anche una pasta al pesto, ma non è neanche la trattoria tradizionale per forza che pur di non farti spendere più di 20 euro non lava i piatti. Suburra 1930 è un posto tranquillo, un ristorante ma anche cocktail bar, molto carino dentro e fuori, con una gestione informale ma elegante, scanzonata ma intellettuale, “scialla” ma sofisticata. L’arredamento è ispirato agli anni 30 ma in chiave contemporanea, da qui il nome Suburra 1930.

Ci siamo seduti sulle comode sedie verdi che contraddistinguono il tono cromatico del locale e abbiamo voluto testare subito il locale con ciò che a Monti, ma in generale a Roma, non si può sbagliare: la carbonara.

Il cuoco è veneto, e questo ci metteva un po’ di agitazione, e invece ci è arrivata, mentre pasteggiavamo a Gin Tonic, una carbonara pazzesca. Cremosa, bella chiara, guanciale croccante. Era talmente cremosa che ci è venuto un dubbio: ma non ci avrà messo la panna per barare? Alla fine abbiamo chiesto fatto al cuoco la fatidica domanda, perché non poteva essere così cremosa senza, lui però ha risposto di no. 

E poi suburra 1930 non è solo tradizione romana: siamo rimasti colpiti anche dalle proposte di piatti crudi e marinati, i fritti, le verdure, una intera sezione del menù dedicata al baccalà.

E così ci siamo innamorati di Suburra 1930, un ristorante adatto all’infrasettimanale, tranquillo, sia nel piano sopra che nel “secret floor” sotto, dove si può fare un po’ più di casino. Dai cocktail alla carbonara dobbiamo dire tutto ottimo, e non si spende neanche tanto. Un sospiro di sollievo per Monti.

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