In un’intervista al Corriere della Sera Gigi Proietti racconta la sua quarantena con il solito spirito romano che lo contraddistingue.
“Questo virus lo definirei lo Zorro dei virus, perché mi pare molto mascherato. Io sono in clausura ma privilegiato rispetto a molti che vivono in appartamenti piccoli. Io almeno ho un giardino, che è fondamentale in questo momento”.
Continua l’intervista Proietti parlando del suo “bisogno di solitudine, ma questo è troppo“. E attaccando la politica: “Invece di litiga’ dobbiamo ragiona’. Le polemiche tra i politici son dannose”. Poi comincia la parte dell’intervista dedicata a Roma.
Gli chiedono che effetto gli fa Roma in questo periodo: “Non sopporto di sentirla definire “spettrale”. Roma non è mai spettrale, è sempre bella, occorre evitare di usare certi termini inappropriati. Anzi, è ancora più bella perché è senza traffico, come a ferragosto. Il clima è migliorato… però nun ve preoccupate: il traffico ritornerà!”.
Poi la domanda va sui suoi predecessori, come avrebbero vissuto l’emergenza Belli o Trilussa: “Sono vissuti in epoche distanti: Belli quando Roma faceva ancora parte dello Stato Pontificio, Trilussa quasi cento anni dopo. Il primo, secondo me, avrebbe giocato sulla faccenda in maniera apocalittica. Il secondo si sarebbe più divertito a fare satira. Ma il problema è che c’è poco da scherzare. Tutto quello che ho sentito sul coronavirus per far ridere, a me nun me fa’ ride pe’ gniente. Sarebbe come ridere sul colera. Però ora che ci penso sul famoso vibrione un po’ ci ridevamo, perché veniva dalle cozze… e si sa, sulle cozze, c’era sempre la battuta. Stavolta la faccenda è più misteriosa, è più lontana, sembra sconosciuta, sulle cozze eravamo più informati”.
Infine un messaggio ai romani: “Continuiamo ad amare la nostra città e, come cittadini della Capitale, dobbiamo dare il buon esempio al resto degli italiani”.
