Immaginatevi un posto dove l’antico vada a braccetto con tutto quello che c’è di stravagante e contrario alla tradizione: non crederete ai vostri occhi, ma potreste benissimo trovarvi a Roma (precisamente in quella Galleria Borghese dove si sente parlare solo di statue romane, pitture rinascimentali e sculture di Bernini e Canova) e stare visitando Archaeology Now, la nuovissima mostra di Damien Hirst.
Per convincervi a dedicare qualche ora per questa occasione imperdibile (tra l’altro vi avevamo già detto che per questa estate Galleria Borghese si può visitare pure di sera), vi basti sapere che Damien Hirst ha fatto della sua arte una ricerca delle connessioni tra vita e morte, cercando di fornire delle risposte agli interrogativi umani più antichi.
Questo progetto infatti non è altro che una ripresa, uno sviluppo di due delle sue uscite migliori: il capolavoro Treasures from the Wreck of the Unbelievable, presentato per la prima volta a Venezia nel 2017 che, un po’ sulla scia del finto ritrovamento del manoscritto dei Promessi Sposi, Hirst aveva costruito sulla finzione che gli oggetti della mostra fossero stati il tesoro di un antico relitto e poi Colour Space, che lui stesso definisce come un insieme di piccole “cellule al microscopio” dove elementi umani rompono la tela unificata.
Con il prezioso finanziamento di Prada, le opere ci Hirst sembrano chiudere quel cerchio classico che mancava di uno sguardo più moderno. Alcune opere imperdibili? Partendo dall’idea che dal vascello siano state rinvenute testimonianze originalissime di ogni epoca, per la prima serie Treasures from the Wreck of the Unbelievable si spazia da sculture “impreziosite” da concrezioni marine di coralli (tra le più famose quelle di un Mickey Mouse e di un Goofy, e il capolavoro Hydra and Kali collocato nel Giardino Segreto dell’Uccelliera) a video veri e propri che simulano i ritrovamenti subacquei.
Il pezzo shocking della mostra? Sicuramente Colour Space, per la prima volta in Italia!
Photo credit: Artribune