Era il cinema dei Parioli per definizione, dove andavano i signori dei Parioli e del Pinciano a vedere le nuove uscite, magari in infrasettimanale. Mentre nel weekend erano i giovanissimi a farla da padrone, film al Roxy e poi cena in qualche ristorante di zona. Un cinema piccolo, di quartiere, ormai storico, tutti nella zona hanno visto almeno un film al Roxy.
Adesso il Roxy non esiste più. Enrico Vanzina, che abita a pochi metri, ha detto “Il Roxy mi è servito a capire l’Italia e scrivere i miei film. Adesso dove posso andare?“. E ha ragione, per gli amanti del cinema non ci sono più templi.
La crisi del cinema e la pandemia sono state fatali. Non solo al Roxy, ma anche l’Excelsior, l’Holiday, l’Embassy. Una parte della colpa è sicuramente del Covid, una pausa troppo lunga e ingressi contingentati. Un’altra parte è della, forse irreversibile, crisi del cinema. Le persone non vogliono più doversi vestire per guardare un film.
Ormai i film escono su Netflix, ed escono più serie tv che film, da vedere sul divano, magari con lo smartphone in mano. E’ cambiata la cultura, sono cambiate le abitudini, internet ha cambiato il mondo.
Il cinema, come altri settori, ha pagato il prezzo più alto. Serve una scossa, che parta sia dalla formazione culturale dei bambini, sia dall’offerta che, per forza di cose, dev’essere più attuale, più allettante, più al passo con i tempi. Se i musei lo stanno facendo, con mostre immersive ed esperienze 2.0, il cinema, come il teatro, è rimasto al palo. Alla continua ricerca di se stesso in un posto, il mondo attuale, dove non ha più quella potenza dirompente che ha avuto per più di 100 anni.
I cinema, come il Roxy, hanno bisogno di una nuova identità, non bastano più i pochi appassionati a sostenere le spese delle multisale, serve una nuova identità. Per adesso è lontana, per adesso ci dobbiamo purtroppo limitare a constatare una “strage” globale, di cui fa parte anche il povero Roxy.