Di Francesco Cianfarani – Tornare a Roma dopo l’estate è come rivedere la fidanzata/il fidanzato con cui stai da un sacco di tempo, dopo che non vi vedete da tanto.
O ancora meglio quando ti rimetti con l’ex, quando non ci stavi più ti mancava da morire e ti ricordavi solo le cose belle. E poi quando ti ci rimetti, all’inizio, nelle prime ore, è un idillio. E’ tutto bello, sesso, coccole, romanticherie, complimenti, dolcezza. Ma dopo poco ti ricordi i motivi per cui vi eravate lasciati e ti rendi conto di aver fatto una cazzata enorme.
Il ritorno a Roma è un po’ così, per settimane ci hai pensato, alla tua città, al ritorno nella tua città. Eri sulla barca o sul lettino a prendere il sole o su un percorso di montagna con intorno solo boschi e silenzio, e pensavi a Roma. A quando saresti tornato. Alle cose nuove che volevi fare, alle cose che volevi eliminare, ai programmi fino a Natale.
Ti mancava, ti mancava il tuo gruppo di amici, i pranzi a Fregene, i venerdì sera nel locale appena aperto. Ti mancava la carbonara, l’acqua “leggermente”, i cornetti del bar sotto casa. Ti mancava il clima di Roma, il ritorno di notte per il centro vuoto, l’odore dei cornetti appena sfornati, l’aperitivo nel tuo posto preferito, all’aperto anche a novembre.
Ti mancava perché in fondo ne sei innamorato, la odi ma sei dipendente dalla tua vita a Roma, per questo non vai via.
Ma quando ritorni ti ricordi soprattutto del perché la odi. E se prima pensavi solo ai pregi, quando torni (quasi sempre da posti più civili e meglio messi di Roma) fai più caso anche ai suoi difetti. Noti le cose più piccole, le minuscole erbacce che escono dal cemento, le strisce bianche dei parcheggi scolorite, noti le cassette di Acea rovinate, i marciapiedi sfigurati dalle radici degli alberi, il ferro arrugginito delle aiuole.
E allora ti fai delle domande, le classiche domande che si fanno a settembre, classiche come i propositi settembrini. Ti chiedi, ma perché devo ancora vivere qui, una città ormai sempre più cara, dalle case alla spesa al supermercato, ma senza i servizi essenziali. Pensi a Milano, molto più cara, ma dove puoi vivere senza macchina e non c’è una cartaccia per strada. Roma ha costi da capitale europea e servizi da capitale del terzo mondo. Viverci ti fa sentire quasi truffato.
Ma anche impotente, perché le tue radici sono qui, la tua famiglia è qui, i tuoi contatti personali e lavorativi sono qui, è qui che conosci le strade, i posti, i quartieri, la storia, gli usi e costumi. E di ricominciare da capo non ti va.
C’è chi vuole andare all’estero, chi in città più “a misura d’uomo”, o chi vuole immergersi nella natura, mare o montagna che sia.
Progetti, desideri, programmi, ricerche, chiacchiere, ma poi alla fine Roma vince sempre. Ti ributta subito in mezzo al traffico, alle file per il cocktail, al chiacchiericcio, ai clacson, al trambusto, ai ritmi frenetici romani. Non ti dà il tempo e l’energia di pensarci oltre. Ti riabitui all’idea che questo caleidoscopio di bellezza, rumore e insoddisfazione ti mancherebbe da morire, e quindi… se ne riparla la prossima estate.