Il romano in viaggio è una categoria a se. Se il romano nella sua città, Roma, si comporta in maniera abitudinaria, monotona e prevedibile, il romano cambia qualsiasi attitudine quando esce dal raccordo. E non serve arrivare a Dubai, basta anche Ladispoli.
Sicuramente il meglio di se il romano lo da quando è in viaggio all’estero, dove ci sono dei capisaldi a cui il romano non può rinunciare assolutamente. Ci sono dei riti, delle abitudini, dei classici comportamenti del romano all’estero, delle cose che fa solo quando è all’estero ma le deve fare per forza.
Innanzitutto la primissima cosa che un romano fa quando viene a contatto con qualsiasi storia del passato, è confrontarla con l’Impero Romano. Napoleone? Eh ma l’Impero Romano era tutta un’altra cosa. Gli Egizi? Eh si ma vuoi mettere l’Impero Romano? I Persiani? L’Impero Romano era molto meglio.
E questo il romano all’estero lo fa anche con i siti archeologici o culturali, che paragona continuamente ai monumenti di Roma. Le costruzioni Maya? Eh ma a Roma c’abbiamo la storia vera. Il Louvre? Eh ma sono due cocci, a Roma abbiamo tutto. Le piramidi? Eh ma a Roma abbiamo il Colosseo, vuoi mettere?
Oltre ai paragoni obbligatori che ogni romano fa quando viaggia, c’è anche il divertimento principe del romano quando sa che intorno a lui ci sono persone che non lo ascoltano. A quel punto, quando si rende conto di poter essere un romanaccio in borghese, inizia a dire termini volgari in romano senza che li altri capiscano niente. E questo lo fa, e ci fa, divertire tremendamente.
Oltre a questi riti, ci sono anche i posti, i templi del romano in viaggio fuori da Roma. Ci sono alcuni posti che a Roma non ci sono, e che il romano cerca disperatamente ogni volta che è all’estero.
Uno di questi è sicuramente Starbuck’s, anche se tra poco aprirà a Roma, il romano appena lo vede ci si deve fermare quando è all’estero, anche se sta per perdere l’aereo non importa, la tappa da Starbuck’s è obbligatoria. E prima dell’apertura a Roma era così anche per Gap e per KFC, tappe irrinunciabili. Adesso, soprattutto a Londra, lo è anche Primark, ma anche quello sta arrivando nella capitale.
Un altro posto, dulcis in fundo, dove il romano non perde mai occasione d’andare quando è all’estero, è il Casino. Infatti se ci fosse una petizione per aprire un Casino a Roma crediamo che all’unanimità verrebbe votata. Appena varca il confine, il romano, grande giocatore storicamente, entra nei Casino che trova all’estero. Ci passa proprio le serate. Ai romani piace giocare, e non vedono l’ora di entrare in un locale che assecondi tutti i loro desideri.
Quando rimaniamo a Roma invece, noi romani, cerchiamo di compensare la mancanza del casino, andando su casino virtuali, come il Casino Snai, infatti tra i classici italiani non può mancare SNAI Casino, che ormai a Roma è un must e che sta diventando quasi più affascinante dei Casino normali quando si va all’estero. Con il vantaggio non indifferente di non dover prendere un aereo per andarci ma poterlo fare tranquillamente dal proprio divano.
Insomma, il romano all’estero è un’entità mitologica, un caso da studiare, un soggetto per un documentario su Discovery Channel. Anche all’estero però in fondo in fondo il romano è sempre il romano, con la grande simpatia e intelligenza che ci contraddistingue.