A Roma non si trova più l’erba di una volta. La qualità dell’erba che si fumano i romani è scesa vertiginosamente negli ultimi anni, e ormai per fumare bene ci vuole qualche amico coltivatore, o qualche amico di amici che si fa qualche viaggetto da mete più libertine. Adesso un’indagine della televisione svizzera ha svelato cosa arriva nei polmoni dei fumatori d’Italia, e in particolare di Roma, che per la quantità di abitanti è al primo posto per numero di consumatori. Le sostanze sono tre, che sbarcano sulle coste della Puglia dell’Albania e poi arrivano nelle nostra bustine: lacca, lana di vetro e piombo. Sostanze che vengono aggiunte per aumentare il peso dell’erba e quindi il suo valore sul mercato dello spaccio illegale. A portare alla luce la tematica un servizio della tv elvetica in lingua italiana Teleticino, che attraverso anche alcune interviste a consumatori anonimi che testimoniano nausea, dolori e difficoltà respiratorie sopraggiunti dopo aver fumato, parla di erba che viene “coltivata con pesticidi, poi imbevuta in acetato di piombo per aumentarne il peso, coperta di lana di vetro per simulare la cristallizzazione del fiore ed infine spruzzata con la lacca per tenere insieme il tutto”.
Sostanze pericolosissime (il piombo addirittura è in grado di provocare demenza oltre che tumori) che ogni fumatore rischia di inalare. Anche perché è bene ricordare che proprio dall’Albania giunge la maggior parte dell’erba che viene spacciata in Italia. A sostegno della tesi espressa da Teleticino non vi sono indagini di laboratorio, c’è il momento in cui versa l’Albania, dove la repressione della polizia alle coltivazioni di cannabis ha assunto i contorni di una vera e propria guerra. Per questo non è difficile immaginare che i narcotrafficanti abbiano aumentato la concentrazione di sostanze da taglio capaci di aumentare il peso dell’erba per rientrare così dei soldi persi dovuti alla confisca di molte coltivazioni.
Un’ulteriore prova di come il proibizionismo della cannabis sia nocivo anche per la salute pubblica, vietando l’autocoltivazione di cannabis ed imponendo ai consumatori di rivolgersi al mercato illegale. Ed anche una prova della mancanza di controlli seri in Italia, dove ogni giorno vengono dilapidate risorse pubbliche per reprimere consumatori e piccoli coltivatori di cannabis, ma non vengono effettuati controlli sulle tipologie di cannabis rintracciabili sul mercato dello spaccio né vengono attuati programmi per informare sui rischi reali dell’assunzione di queste tipologie di droghe leggere, che evidentemente, più che sulle inesistenti percentuali di Thc al 60% vaneggiate da Giovanardi, si ritrovano nelle sostanze da taglio che le mafie utilizzano per aumentare i guadagni.