Di Gabriel Pictet – Con un soprannome così, non poteva essere altrimenti. Fabrizio Piscitelli, in arte Diabolik, capo ultras della Lazio, è stato beccato dai finanzieri, che gli hanno confiscato beni per una valore di 2 milioni e 300 mila euro.
Il patrimonio del capo ultras della Lazio è stato messo sotto sigillo stamattina dagli uomini del Gico e del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Roma che hanno sequestrato immobili, autovetture, partecipazioni societarie oltre a rapporti finanziari, per un valore complessivo di stima di oltre 2 milioni e 300mila. Ora Diabolik è in carcere , dopo l’arresto del 24 settembre scorso per l’accusa di essere promotore, finanziatore e organizzatore dell’acquisto di ingenti quantitativi di hashish, provenienti dalla Spagna, successivamente introdotti in Italia tramite “corrieri”.
Le indagini erano partite nell’aprile scorso quando la Direzione distrettuale antimafia della Procura di Roma aveva notato il notevole tenore di vita di ‘Diabolik’ Piscitelli e del suo nucleo familiare, a fronte dei modesti redditi dichiarati. Gli accertamenti hanno permesso di ricostruire la rete degli interessi commerciali, soprattutto legati alla commercializzazione dei gadget della sua squadra del cuore, tra cui la riproduzione, in svariare forme, dell’immagine di ‘Mister Enrich’, un fumetto inglese divenuto nel tempo il simbolo del gruppo degli “Irriducibili”.A Piscitelli sono state sequestrate: il patrimonio aziendale e beni di una società, con sede a Roma; il fondo comune e l’intero patrimonio di un’associazione culturale, gestita insieme ad altre figure di spicco della frangia estrema della tifoseria laziale. Sequestrate anche le quote societarie di una azienda di stampa; due immobili, di rilevanti dimensioni e valore, nella zona di Grottaferrata; 3 autoveicoli; rapporti bancari, postali, assicurativi e azioni. Il valore complessivo di stima dei beni sottoposti a sequestro è di oltre 2 milioni e 300mila euro. Una cifra enorme.
Adesso per Diabolik si mette male, infatti il sequestro si aggiunge alla misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza per anni tre, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza, emessa a suo carico lo scorso 17 marzo. A tali provvedimenti si è giunti sulla base dell’accertata e disuguale ripartizione tra i redditi dichiarati, o meglio non dichiarati, da “Diabolik” e il patrimonio accumulato nel tempo, nonché della “carriera” criminale. Piscitelli, infatti, in passato, tra il 1991 e il 1992, aveva avuto rapporti con Michele Senese il quale, proprio attraverso il capo ultras biancoceleste, e il fratello Gennaro Senese, avevano stretto accordi con il clan Abate, all’epoca egemone nell’area di San Giorgio a Cremano (Na), ma con interessi nella capitale, dal traffico di eroina dalla Turchia, via Germania, e di hashish dalla Spagna, al più recente processo connesso alla scalata alla Lazio ovvero, ancora, agli innumerevoli episodi di violenza negli stadi.