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Auto del Vaticano fermata con quattro chili di cocaina

Quale mezzo può essere più sicuro, insospettabile, persino riverito dalle forze dell’ordine, di una vettura targata “Corpo diplomatico della Città del Vaticano”? L’ideale per attraversare la frontiera ed eventuali controlli stradali con un carico che scotta, sapendo di poter contare sulla deferenza dei vigili e della polizia stradale quando sono alle prese con le auto contrassegnate dalla sigla “Cd”. Figurarsi, poi, se quel corpo diplomatico è accreditato presso la Santa Sede.

L’elementare riflessione deve essere balenata nella mente di due italiani, che trovandosi tra le mani l’auto del cardinale argentino Jorge Maria Mejia, 91 anni, bibliotecario emerito del Vaticano, hanno ordito il piano: recarsi in Spagna, acquistare un bel quantitativo di stupefacenti e far ritorno in Italia indisturbati. Forse ispirati da Nino Manfredi e Mario Adorf nell’indimenticabile Operazione San Gennaro, quando, dopo essersi riappropriati del tesoro del Santo all’aeroporto di Capodichino, sfuggono alla sicurezza della struttura infilandosi nell’auto con autista di un cardinale, autentico, credendo si tratti di un complice travestito.

Stavolta l’epilogo non è stato favorevole ai trafficanti. Contro le loro previsioni, qualcosa deve avere insospettito i doganieri al casello autostradale di Chambery, in Francia, non distante dal confine con l’Italia. Scattata la perquisizione, ecco saltar fuori il “tesoro”, nascosto in valigie e borse: quattro chili di cocaina e due etti di cannabis. Così  due italiani, di 30 e 41 anni e di cui non sono state rese note le generalità, sono stati posti in stato di fermo per 48 ore, già prorogato a 96. Dovranno comparire davanti a un magistrato con l’accusa di traffico di stupefacenti.

L’episodio è accaduto domenica scorsa, ed è stato rivelato dall’emittente RTL solo oggi. Fonti della polizia francese chiariscono che i due italiani fermati non dispongono di passaporto diplomatico. Dettaglio importante, perché escluderebbe, al momento, il personale della Santa Sede da eventuali responsabilità nel traffico di droga.

Come i due fermati siano venuti in possesso dell’auto è presto detto. Riporta Rtl che è stato il segretario particolare del cardinale Mejia a metter loro in mano le chiavi della vettura, con il compito di farla revisionare. Di lì, il presunto colpo di genio dei due: approfittare della disponibilità dell’auto per fare un viaggio in Spagna e comprare la droga, certi che con targa diplomatica nessuno li avrebbe fermati.

Dal Vaticano, il portavoce padre Federico Lombardi non smentisce la ricostruzione diffusa dai media francesi e conferma che “la macchina del cardinale Mejia è stata fermata in Francia. Non sono in grado di dire quante persone ci fossero a bordo, ma posso affermare che non sono coinvolte persone della Santa Sede, né ovviamente il cardinale, che è anziano e malato. Toccherà alle autorità di polizia proseguire le indagini”.

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