Di Francesco Andreani – Già per colpa delle pubblicità abbiamo iniziato a pensare a “che mondo sarebbe senza Nutella”, adesso ancora peggio, dobbiamo abituarci a pensare a “che mondo sarebbe senza cioccolato”. Proprio così, il nostro pianeta è a corto di cacao, ne mangiamo più di quanto ne produciamo ed entro il 2020 i produttori non riusciranno a coprire il fabbisogno mondiale.
L’allarme è stato lanciato nientepopodimenoche dalla Barry Callebaut, il maggior produttore di cioccolato al mondo, con sede in Svizzera, “non c’è più cioccolato” hanno detto, ne mangiamo troppo. Per gli amanti del cioccolato infatti si prospetta un futuro amaro. Solamente nel giro di un anno i prezzi del cacao sono aumentati di un quarto, registrando il picco nel mese di agosto; circa 3mila dollari a tonnellata (nel 2007 costava 2mila dollari). Il cioccolato sta diventando un bene di lusso, come lo champagne o le ostriche. Come scrive il Washington Post, nel 2013 il mondo ha mangiato più cacao di quanto ne abbia prodotto, oltre 70.000 tonnellate. Entro il 2030 il divario tra domanda e offerta potrebbe superare le 2 milioni di tonnellate.
Uno scenario preoccupante, confermato anche dall’Organizzazione internazionale del cacao (che monitora il mercato dal 1960): “Le forniture di cacao a livello mondiale stanno per fronteggiare il più lungo deficit di produzione degli ultimi cinquant’anni”. Già diverse marche hanno preannunciato aumenti per tutti i prodotti a base di cacao. Il prezzo non smetterà di aumentare nei prossimi anni, dato che la domanda è in forte aumento soprattutto nei mercati emergenti, dove i consumatori diventano sempre più ricchi. In Asia per esempio il mercato del cioccolato è già arrivato a valere più di 12 miliardi di dollari. Le vendite della Barry Callebaut sono cresciute del 9,3 per cento in Asia lo scorso anno – rispetto al 5,4 per cento nelle Americhe e appena lo 0,1 per cento in Europa occidentale.
A far schizzare in alto i prezzi anche le piantagioni di cacao che non producono più il necessario per il fabbisogno mondiale (sempre più agricoltori si sono spostati verso colture più redditizie, in particolare mais e caucciù), la siccità e le epidemie che colpiscono le piante. Nell’Africa occidentale (principalmente in Costa d’Avorio e Ghana), viene prodotto oltre il 70 per cento del cacao mondiale. Per tutti questi motivi i principali produttori si troveranno presto a dover fare delle scelte, alquanto spiacevoli per il consumatore: aumentare a loro volta i prezzi, ridurre le dimensioni delle barrette, cercare alternative al cacao o modificarne la qualità trasformandoli in “prodotti a base di cacao”, pieni di noci e frutta. Chi scrive, appena letta la notizia, è andato subito a comprarsi due barrette. Se è tutta una mossa di marketing ha funzionato.