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Roma

Vendesi sampietrini di Piazza Venezia

Quando si dice “s’è venduto pure le mutande”. Le mutande di una città, il bene primario per estetica e pratica, sono le strade, per Roma i sampietrini. Adesso la città non li vuole più, e quindi li vende. Indovinate a chi? A chi già si è comprato mezza Roma: i cinesi.

“Ci stiamo vendendo i sampietrini ai cinesi”, anche a ripeterlo mille volte suonerà male. Eppure Marino è convinto, via gli storici “serci” dalle strade di passaggio. Prima si pensava a via Nazionale, adesso a Piazza Venezia. Costi alti di manutenzione, pericolosità e troppo rumore. Questi i motivi della proposta. Un progetto che si autofinanzierebbe, pagando i lavori vendendo gli stessi sampietrini. In pratica la ditta che interviene acquista i sampietrini per farne ciò che vuole, anche souvenir. Il comune non sgancia una lira, e la ditta si vende i 170 mila metri quadri della piazza, un business non da poco.

I primi a farsi avanti sono stati i cinesi. In Cina impazziscono per Roma e la sua storia, più di una ditta ha carpito l’affare e si è fatta avanti per accaparrarsi i lavori e i sampietrini. Non tutti i sampietrini fortunatamente, una parte verrebbe riutilizzata nelle isole pedonali del centro storico. Anche nella stessa Piazza Venezia rimarrebbe una cornice di sampietrini per ricordare il passato.

Sembra impossibile, eppure il sindaco e’ deciso: “Le strade ad alta viabilità e percorrenza come via Nazionale ritengo che non abbiano bisogno dei sampietrini mentre questi sono un carattere distintivo di aree pedonali come piazza Navona, piazza del Pantheon e via dei Fori Imperiali. Le aree pedonali devono essere preservate anche con la cura dei sampietrini, le aree ad alta percorrenza, dove passano mezzi pesanti, quelle probabilmente devono essere asfaltate”.

Dobbiamo abituarci dunque a una Piazza Venezia totalmente diversa, niente più sampietrini ma asfalto fonoassorbente, quello fatto di copertoni riciclati per capirci. Una bella consolazione. Marino ci proverà, le Sovrintendenze diranno se può. E Roma si divide in due, nostalgici e progressisti. Cinque anni fa, per via Nazionale, vinsero i conservatori. Nel ’68 li tolsero a Parigi, e la città non fu più la stessa. Speriamo che Roma non commetta lo stesso errore.

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