Di Bruno Cortona e Marcello Rubini
“Stavamo dentro la pancia di un grande cervo di legno, a un certo punto si accendono le luci e ci troviamo in una stanza completamente piena di bocce di Jagermeister. No, non è andata proprio così, ma manco troppo diversamente”.
Ci arriva un invito, il logo del cervo bianco già ci annuncia qualcosa di molto piacevole. È la Jagermeister che ci chiama, e noi non possiamo non rispondere. Partiamo, appuntamento alle 19, noi ci presentiamo due ore e mezzo dopo, perché alle 20:30 ci perdiamo in mezzo a un campo di grano tipo quello del Ciclone, con una gran voglia di Jäger ghiacciato. Ma quando si avvertono le vibrazioni alla Jep Gambardella (quelle positive, che non sai spiegare) c’è poco da fare, il seratone è dietro l’angolo.
E a una certa ci appare improvvisamente un vecchietto reduce dallo sbarco degli alleati che ci indica la via. “Andate di là, la strada è chiusa alle macchine ma se proseguite andando piano ci arrivate. Troverete dei campi da tennis e saprete che siete arrivati”. Superato un percorso di guerra, arriviamo ai campetti da tennis e ci diciamo: “E mò ‘ndo cazzo annamo?” E all’improvviso in aperta campagna appare una fica stratosferica, che non solo ci rincuora dandoci un accendino necessario, ma ci indica pure il cancellone del party privato della Jager.
Appena arrivati veniamo accolti dalla tech house giusta e finalmente dallo Jäger ghiacciato. E abbiamo subito un flash: siamo i soli romani della serata. Barman a parte. Esageriamo dal primo minuto, tanto per non farci riconoscere, anche se siamo assolutamente consapevoli che tutto questo è il pre pre serata, il pre weekend, il pre tutto.
Dopo quattro ore di Jäger in tutte le salse e in tutte forme, dallo Jäger tonic al Route 56 – quest’ultimo è una variante del Moscow Mule ma con l’amaro al posto della vodka-, dopo che gli inviti diventarono ordini… eccoci sui pulmini Ncc sui quali “non si possono portare cocktail”. Ma noi riusciamo comunque a superare il controllo del tassinaro romano più rompicoglioni. Anzi, dell’Ncc romano di Colli Albani. Che è molto peggio.
Arriviamo finalmente a villa Majestic, di cui avevamo solo ricordi di diciottesimi lontani. Neanche facciamo in tempo a scendere che ci scoppiamo quattro shot di Jagermeister a goccia. Dopo il briefing alcolico entriamo, e troviamo il delirio. Non c’è una persona che non stia facendo qualcosa. Le feste di solito sono piene di gente che non fa un cazzo, qui accade il contrario. Tatuaggi, videogiochi, vasca con le palline, Twister, truccatrici, prestigiatori, drag queen, piume, e tanto tanto Jäger.
Ci danno due free drink, dopo cinque minuti ne chiediamo altri due. Cerchiamo subito di memorizzare dov’è la piscina per evitare nuotate notturne. Iniziamo a girare per la villa, al piano di sotto musicone all’aperto, stile Internazionali di Tennis (degli ultimi due anni): atmosfera pariola ma che guarda a Miami. Al piano di sopra trans e frocioni da tutta Italia, è il Tunga del Cocoricò. L’idea ci piace: l’evento gioca a essere una festa nella festa. Noi preferiamo le cose tradizionali: sotto cassa e Jager in mano. Si può fare anche questo.
Da lì in poi il vuoto, nessun ricordo. Le uniche testimonianze sono solo le poche foto che ci ritroviamo sugli iPhone. Ma una cosa c’è la ricordiamo: c’era il cervo gigante proprio quello della pubblicità. All’improvviso ci caricano di nuovo sul pulmino Ncc, l’orologio di quello che ormai è diventato il nostro amico di Colli Albani segna le 3:47. Torniamo nell’altra villa, il luogo dove tutto ebbe inizio. C’è una gradevole presa a bene ad attenderci: è ancora open bar. Un open bar, tra l’altro, per due persone (gli autori di quest’articolo. Mentre gli altri invitati stanno in cucina a mangiare pane e Nutella. I primi già danno segni di cedimento. Noi siamo dietro la consolle.
Alle 6 tutti nelle tende, alle 11 è già matinée. Riparte la musica, prima ambient e poi tech house e ancora tecnoni. Il risveglio perfetto.
Ci arriva una vagonata di cornetti, con latte e succhi di frutta, ma noi vogliamo la birra. Andiamo in avanscoperta e scopriamo che la cucina ha un un frigorifero pieno di Heineken ghiacciate. La festa ricomincia e mentre balliamo mangiamo pizza cotta al forno a legna. Vengono portate da un tizio turco che si è ubriacato a merda insieme a noi, naturalmente di Jagermeister.
Alla fine l’ultimo disco ha girato alle 16. Lasciamo la villa per ultimi, da veri romani. Tra l’altro portandoci via una boccia di Jagermeister. Ora possiamo anche citare Caressa: “Siamo ancora vivi, siamo ancora vivi!”.