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La Capodannomania dei romani

Di Francesco Cianfarani – E’ il 3 dicembre, a via del Corso i negozi ancora non hanno neanche messo le luci di Natale, ancora non sono iniziate le pubblicità di profumi in televisione, non si pensa nemmeno ai regali di Natale, e invece arriva lei, la domanda più ansiogena del mondo, più della prima domanda del primo esame a La Sapienza: “Che fai a Capodanno?”.

Dal primo momento in cui ti chiedono cosa farai a Capodanno, inizia a penderti sopra la testa una spada enorme, che quella di Damocle in confronto è un coltellino svizzero. Te la senti addosso durante tutto il periodo natalizio, ti rovina la vigilia, Natale e Santo Stefano, una voce che continua a ripeterti a volume basso: “Capodanno…Capodanno…”. Le persone che te lo chiedono le odi fin da quando inizi a sentire “ma tu che…”, da tua nonna alla ragazza del tuo amico.

Quanto era bello quando eravamo bambini, quando il Capodanno non era da organizzare e si andava con i genitori a casa di amici di famiglia a fare le stelline sul terrazzo, e poi all’una e mezzo tutti a dormire. Dai 13 anni in poi invece se a Capodanno non fai un seratone e stai sballato come Kurt Cobain non sei nessuno. A Capodanno bisogna fare qualcosa di speciale, per forza. Qualcosa di straordinario, di perfetto, non deve fare una piega. Di solito si spende più per la serata di Capodanno che per tutti i regali di Natale.

E l’ansia di Capodanno ce l’hanno tutti: pariolini, radical chic, hipster, alternativi, nerd, nessuno escluso.

Ci sono gli integralisti della festa privata, perché “i locali a Capodanno fanno tutti schifo”, che vanno a finire a Monteverde casa di un amico di un amico a una festa in cui conoscono tre persone in croce e passano la serata su WhatsApp.

C’è chi fa una scelta netta, quella di partire, e lo decide mesi prima. Prima programma di andare a Miami, poi diventa Monaco, poi Bologna, e alla fine lo passa a Cerveteri.

Ci sono quelli che scelgono il festival, vanno ad Amore e finiscono alle 4 abbracciati ai tossici sudati. Ma peggio di loro stanno quelli che vogliono fare gli alternativi e passano Capodanno sul divano, magari due amiche, e ci tengono a farlo sapere a tutti. Pubblicano la foto con l’hashtag #capodannoalternativo tutte sorridenti, ma in realtà passano una serata noiosissima che non replicheranno mai.

E poi ci sta il Capodanno in villa, come gli antichi romani. Peccato che ormai quasi non esistono più, non c’è più Villa Miani, non c’è più Villa di Macchia Madama. Quest’anno è rimasta solo Villa Majestic, il capodanno di Roma Nord per eccellenza. Cenone, champagne, fontane di cioccolato e addirittura Open Bar, una parola che non si sentiva dagli anni ’90. Già ci immaginiamo i suv, le mini e le smart parcheggiate fuori, e dentro tutti in abito firmato a ballare “L’Amour Tojours”.

Non c’è niente da fare, comunque lo si festeggi, dopo un mese di ansia nessun Capodanno sarà mai all’altezza delle aspettative, il modo migliore per avvicinarcisi è senza dubbio l’open bar.

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