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Roma

Classifica qualita’ della vita: Roma perde 19 posizioni

Roma sta scivolando da troppi anni su un piano inclinato. E a velocità sempre maggiore. I trasporti sono letteralmente in tilt, la città è sporca, il traffico infernale. Il tutto senza alcuna prospettiva di miglioramenti in un lasso ragionevole di tempo. La capitale d’Italia è la città al mondo con più auto, moto e altri mezzi con motore a combustione interna in rapporto agli abitanti. Per contro, è anche fra le capitali europee quella con il minor sviluppo di reti metropolitane. Le periferie sono ghetti abbandonati dove la socialità si esprime a fatica, né va meglio nel resto della città.

Come ha detto amaramente un paio di giorni fa il cardinal Vallini, vicario di Papa Francesco, a Roma «si è perso il senso della comunità». Ovunque. Il centro storico, potenzialmente l’agglomerato urbano più bello del mondo per l’incredibile sovrapposizione di meravigliosi segni dell’umanità, versa in condizioni pietose, aggredito per giunta da un turismo di bassa qualità che alimenta un’offerta commerciale scadentissima. I luoghi d’arte, le piazze e i monumenti pullulano di camion bar, sono assediati da negoziati d’accatto che vendono bibite, magliette di calciatori taroccate e improbabili souvenir. Botteghe storiche e dignitosi negozi vengono sostituiti un giorno dopo l’altro da fast food, pizze al taglio o venditori di kebab. Duemila pullman turistici entrano nel centro ogni 24 ore, soffocando i lungotevere, intasando le strade, affumicando i passanti senza che nessuno faccia nulla.

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Perché questo è il punto. Roma è stata a lungo non governata, nelle mani di amministratori incapaci che hanno perseguito tutto tranne l’interesse generale. Se ne ha la prova nello stato delle aziende municipalizzate, gestite con lassismo e spregiudicatezza in un rapporto perverso con i sindacati: e chi ha provato a correggerlo è stato cacciato. Gli scioperi a ritmo continuo ne sono ulteriore testimonianza. Si dice che in pochi mesi (cinque, finora) la nuova amministrazione non poteva cambiare radicalmente le cose: vero, ma purtroppo segnali non ne arrivano. Né può ritenersi assolto un governo centrale così indifferente ai destini della propria capitale da considerarla alla stregua di un problema anziché una fantastica opportunità. La colpa dei 19 posti perduti in questa classifica è anche di Palazzo Chigi. Eccome.

Fonte: Corriere della Sera

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