“È stata avviata una interlocuzione con la Chiesa per pagamento dell’Imu sugli immobili commerciali”, ammette l’assessore al Bilancio Andrea Mazzillo, precisando però che la trattativa è solo all’inizio perché “la Santa Sede è uno stato estero” e dunque sarebbe stato prematuro inserire il presunto introito nel documento di programmazione finanziaria appena varato in giunta. Ma “c’è l’impegno formale da parte delle autorità ecclesiastiche di definire questa situazione”, assicura il giovane responsabile dei conti.
Di più però dice l’assessore alle Attività Produttive Adriano Meloni: “Nel corso del loro ultimo incontro, Virginia lo ha chiesto direttamente al Papa e lui si è dimostrato disponibile”. Dunque il contenzioso tra Roma e il Vaticano è stato affrontato ai massimi livelli. In linea con quanto affermato da Francesco due anni e mezzo fa, quando, aprendo l’ennesimo fronte interno, disse con chiarezza: “I conventi vuoti non servono alla Chiesa per trasformarli in alberghi e guadagnare soldi”.
D’altra parte battere cassa con Oltretevere sulle tasse comunali è da sempre uno dei cavalli di battaglia del M5S, brandito addirittura come una delle armi vincenti in campagna elettorale. “Faremo pagare l’Imu alle strutture del Vaticano usate per esercizi commerciali”, proclamò ad aprile l’allora candidata grillina Virginia Raggi, inserendolo fra i punti principali del suo programma da sindaca. Per poi spingersi a precisare, in una intervista a Repubblica, che una volta preteso il balzello, “come anche il Papa ha detto essere giusto, si recupereranno 400 milioni”.
Una cifra in realtà esagerata. Secondo l’ultima stima attendibile, elaborata ai tempi del sindaco Veltroni, l’evasione per la sola Ici era stata calcolata in circa 25 milioni l’anno. Anche aggiungendo l’elusione di Tari e Tasi, raggiungere 400 milioni è pressoché impossibile.
L’ultima fotografia del fenomeno, scattata dagli uffici capitolini, risale al 2014. Contenuta in un corposo dossier consegnato al presidente dei Radicali italiani Riccardo Magi dopo anni di richieste. Dal quale si evince che le organizzazioni religiose possiedono a Roma 273 strutture ricettive per tredicimila posti letto. Poiché in città tra hotel, bed&breakfast e residence ce ne sono altre 1.041, significa che per ogni quattro alberghi privati uno è della Chiesa. I proprietari sono invece 246: segno che qualche congregazione ne ha due o pure più.
Fin dal 2004, sostiene il Comune, sono state emesse ingiunzioni di pagamento per 19,1 milioni a carico di 133 dei 246 proprietari delle “Case per ferie”. Ma almeno fino a due anni fa, solo 32 avevano accettato di pagare, mentre 101 hanno avviato un contenzioso. Per cifre anche più che rilevanti.
Dei 273 hotel religiosi, ben 93 (il 38%) non ha mai pagato l’Imu, mentre altri 59 (24%) la versano a singhiozzo. A pagare regolarmente sono soltanto 94. Meno di quattro su dieci. E così anche per la Tasi: un terzo (80 su 246) non l’ha mai pagata. E chissà che ora Virginia Raggi non riuscirà nell’impresa mai riuscita ad alcun sindaco prima di lei.
“È giustissimo che il Vaticano paghi l’Imu al Comune”, ha detto uscendo dall’hotel Forum Beppe Grillo commentando la trattativa stabilita tra la giunta Raggi e la Santa Sede sulla tassazione degli immobili commerciali e le attività ricettive della Chiesa.
I primi segnali sulle intenzioni del Campidoglio erano già arrivati ieri, nella conferenza sull’emendamento al rendiconto di previsione 2017/2019 tenuta dall’assessore al Bilancio Andrea Mazzillo: “C’è un’interlocuzione in atto”. Rapporti confermati anche dall’assessore al Commercio e al turismo Adriano Meloni: “Il Pontefice ha detto sì alla sindaca Raggi”. Parole che hanno fatto scoppiare l’ennesimo caso a Palazzo Senatorio: la prima cittadina M5S ha bacchettato il suo delegato. “Nessuno può permettersi di attribuire al Papa virgolettati o dichiarazioni. Il pontefice, quando parla, parla autonomamente”.
Fonte: La Repubblica