Doveva essere il concerto per rilanciare il tour, dopo gli annullamenti di Brescia, Borgo Virgilio in provincia di Mantova e poi Legnano. E invece, Bello FiGo, il giovane rapper di origini ghanesi, in Italia da 10 anni, non potrà esibirsi nemmeno a Roma, negli ex Magazzini generali a Ostiense che avrebbero ospitato la sua esibizione sabato prossimo, 4 febbraio. A costringere gli organizzatori allo stop, così come già avvenuto in Lombardia il mese scorso, sono state le minacce di cui Paul Yeboah, 21 anni, residente a Parma, un fenomeno da milioni di visualizzazioni su YouTube, è oggetto da tempo e che gli sono state rivolte anche a Roma.
I modi provocatori del rapper, i testi delle sue canzoni (dove non mancano anche riferimenti sessisti) hanno dato fastidio soprattutto all’estrema destra che ora si intesta l’annullamento del concerto romano: «Questa non è una nostra vittoria, ma una vittoria di tutti gli italiani uomini e donne che subiscono le offese di questo personaggio. Siamo consapevoli che il “signore” in questione è solo l’ultimo dei problemi del nostro paese ma non per questo non degno di essere trattato e contestato», scrive Azione Frontale sulla sua pagina Facebook. Il gruppo di estrema destra non è nuovo a questo tipo di prese di posizioni offensive: anni fa il suo leader, Ernesto Moroni, spedì teste di maiale alla comunità ebraica di Roma.
Stamattina a dare la notizia sono stati gli organizzatori della serata agli ex Magazzini Generali: «Ci sentiamo costretti a rinunciare a questa occasione di svago e divertimento, perché è necessario salvaguardare lo spirito che guida la programmazione del nostro locale, sempre finalizzata all’intento ludico e non a occasioni di scontri e di violenza. Stante le intimidazioni rivolte al nostro ospite, ai nostri clienti ed al corretto svolgimento dell’evento, ci sentiamo in dovere di tutelare la sicurezza di ogni persona interessata e di chiunque quella sera si trovasse nei paraggi». Centinaia i commenti sotto il post: c’è chi parla di «clima infame» e «fatto gravissimo», chi se la prende con gli stessi organizzatori («Fate il gioco di questi provocatori») e chi si interroga sul fatto che «nel 2017 i fascisti» riescano a far annullare un concerto a Roma.